BALCANIZZAZIONE, MA ANCHE NO!

Con la questione catalana opinionisti di vario genere e specie si affannano ad etichettare quello che hanno già definito come una catastrofe a livello europeo.
Questa piaga, Identificata col termine: “balcanizzazione” ha già intasato ogni canale mediatico e sopratutto i discorsi degli indignati cronici e degli opinionisti de noialtri.
Anche importanti giornali hanno ripreso questo fil rouge, Il sole 24 ore, in un interessante articolo del primo ottobre si sofferma sulla definizione del termine ribadendo il grave rischio che corriamo.
A noi ingrati tuttavia qualcosa non quadra, anzi direi che proprio non ci convince.
La questione balcanica, che come ogni problema geopolitico ha moltissime sfaccettature, si evidenzia per una particolarità di maggior rilievo, il problema socio-religioso, vero motore trainante dell’astio e della barbarie che in quei luoghi ha avuto luogo e che ha causato morte e distruzione.
Per anni le culture cristiana e musulmana hanno fatto di quelle terre il loro campo di battaglia, continui focolai di guerra e morte che a distanza di tempo, quasi come un perfetto orologio storico, non esitavano a riproporsi ogni qualvolta il leader dell’una o dell’altra parte spingevano per ottenere il predominio.
E quindi cosa c’entra con noi europei questo paragone? assolutamente niente.
Noi riteniamo che sia del tutto errato assimilare l’esperienza balcanica con le attuali tensioni interne dell’Europa in quanto in primis ci stiamo riferendo a popoli che condividono una base di pensiero univoca basata sull’educazione cristiana ed anche poiché le aree geografiche che attualmente protendono per la secessione non possono ritenersi ne vessate ne tantomeno brutalizzate dai governi degli stati nazionali di cui fanno parte.
Considerando la questione catalana, dobbiamo comunque evidenziare che malgrado il comportamento (tutto da verificare) delle forze di polizia durante la consultazione popolare, sono essi parte di una cultura che si diffonde ben oltre i confini della catalogna stessa, e via via si fonde con le culture delle aree geografiche che la circondano.
Regioni che tra l’altro già godono di un alto livello di autonomia dallo stato centrale come abbiamo approfondito in un nostro precedente articolo..
Sono gli interessi economici il motivo scatenante di questi scossoni? ancora una volta direi proprio di no, infatti se è vero che la catalogna è la quarta regione più importante della Spagna è altrettanto vero che rappresenta un’area geografica relativamente ridotta e che il pil prodotto in quell’area è di circa il 18 % del totale, una brutta botta quindi, ma nulla di irreparabile.
I veri motivi sono gli interessi geopolitici atti a destabilizzare la zona euro, manovra che per qualcuno è così importante da permettersi di calpestare uomini e nazioni senza colpo ferire.
Un reale e sensato progetto di revisione europeo è comunque già in atto da tempo, con la creazione delle macroregioni, il cui “filo conduttore” è un elemento geografico. Ognuna delle quattro macroregioni ne avrà uno. Il Mar Baltico, il Danubio, il Mare Adriatico e le Alpi (la macroregione alpina è in realtà ancora in via di creazione).
Unendo le aree in modo coerente con la conformazione geopolitica, storica e culturale dei popoli che la abitano renderanno l’area europa più forte e stabile.
Affaccendarsi così alacremente per dividerci quando siamo ad un passo dal poter essere sensatamente uniti è non solo rischioso ma irresponsabile, significa consegnare la nostra libertà in mano di faccendieri e forze straniere che ci considerano solo come una terra di conquista.
Che l’Europa vada riformata è sicuramente vero, ma Roma non è stata fatta in un giorno.

Christian Longatti
Andrea Gunetti

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