IL ROCK STA REALMENTE DIVENTANDO UN FENOMENO DA MUSEO?

«Il Rock è morto. Genere musicale amato da generazioni di capelloni e liberi pensatori, colonna sonora di infuocati rapporti sessuali celebrativi. Ispiratore di una vera e propria rivoluzione culturale e capostipite di diversi generi musicali sorti dopo di lui, i suoi inconfondibili riff riecheggiavano per sempre nell’eternità. Non fiori ma opere di bene”. Potrebbe essere questo il necrologio del Rock, genere musicale oramai consegnato ai margini della storia. Perché sono così drastico? Semplice. Basti analizzare una serie di fattori che, nell’immediato futuro dell’industria musicale, hanno fatto si che il Rock (e la musica in generale) diventassero una nota marginale all’interno della storia dell’Uomo. Uno fra tutti è il dilagare dei talent show, dove il talento deve per forza di cosa essere demandato al giudizio di tre individui che decidono chi deve andare a casa e chi invece può diventare facile e scintillante preda dell’arraffona industria musicale. Qualsiasi suono, sapientemente lavorato in sala di incisione con appositi programmi, diventa qualsiasi cosa che viene gettato in pasto ai gusti musicali non obiettivi di giovani e coppie prossime al matrimonio, in cerca della giusta colonna sonora da inserire nel video delle proprie nozze. I tempi poi sono drasticamente cambiati. Il Web è ormai diventata parte integrante delle nostre vite e grazie a questi simpatici dispositivi che abbiamo in tasca (e che ci portiamo ovunque) abbiamo libero accesso a qualsiasi tipo di informazione. Ventiquattr’ore su ventiquattro. Sette giorni su sette. Mtv è stata lentamente soppiantata da YouTube e Spotify, spalancando le porte a qualsiasi idiota che con una connessione Internet e una webcam è riuscito ad ottenere i quindici minuti di gloria di Warholiana memoria. La stampa specializzata ha venduto l’anima al commercio e le più blasonate riviste del settore sono popolate da individui che non saprebbero riconoscere la differenza tra un peto e un assolo di chitarra fatto da Jimmy Page nel suo periodo migliore. Per carità, esistono ancora in circolazione delle piacevoli eccezioni che fanno ben sperare. Ma non sono nient’altro che delle fiammelle che allungano la vita di una candela destinata inevitabilmente a consumarsi. Che piacciano o meno, dobbiamo ringraziare quell’entità celeste che ride delle nostre incasinate esistenze terrene per averci fatto dono dei Foo Fighters. La band capitana da Dave Grohl (ex batterista dei Nirvana) è l’ultima formazione in grado di trasmettere emozioni agli irriducibili appassionati del Rock. Ormai il tempo sta passando in maniera inesorabile e dobbiamo fare i conti con questo fastidioso ticchettio temporale che dovrebbe cedere il passo ad un ricambio generazionale in grado di portare nuova linfa vitale al tutto. Ozzy Osbourne, il Padrino dell’Heavy Metal, ha ormai sessantanove anni e con i suoi Black Sabbath si è lanciato in un tour di addio alle scene che fa male al solo pensiero. Gli AC/DC, dopo la recente scomparsa del co- fondatore del gruppo Malcom Young e l’ingresso in formazione del figlio Ross, sono alle battute finali. Senza contare i grandi artisti che di recente ci hanno lasciato: Lemmy Kilmister, David Bowie, Glenn Frey degli Eagles, Keith Emerson, Prince e tanti altri. Un vero colpo, considerato che questi erano solo alcuni dei nomi dei padri fondatori della storia recente del genere musicale. Il Rock è quindi ormai diventato un genere musicale da museo, dove la maggior parte dei suoi protagonisti hanno fatto il loro tempo e in cui nessuno sia in grado di raccogliere la loro eredità, avendo ancora qualcosa da dire mentre sfascia una chitarra o piscia sulla folla urlante dal palco? A voi ogni tipo di risposta, permeata dal sacrosanto beneficio del dubbio.

Hank Cignatta

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