L’OROLOGIO DI MILANO FA TIC TAC

In questa campagna elettorale se ne vedono di tutti i colori.
Le pulsioni della politica sempre più avulse dalle necessità dell’elettorato si arroccano su posizioni spesso contraddittorie pur di confondere l’ignaro votante, sbalordendolo, infiacchendolo e strumentalizzandolo, portandolo ai minimi termini del suo ruolo che ormai sembra inutile e desueto.
L’ormai “vecchia novità” portata in campo dai 5 stelle nell’utilizzo del web a scopo propagandistico è è ormai sdoganata e altri mercificato hanno colto le potenzialità dello strumento, come ci suggerisce il “fenomeno” salviniano.
La gente non si informa più, questo era un dato di fatto anche nelle precedenti elezioni, ma attualmente siamo di fronte ad un nuovo strumento che semplicemente indottrina l’elettore trasformandolo in un lobotomizzato funzionale chiuso in un recinto ideologico foraggiato a dovere, a corrente continua da un fronte di informazioni paradossalmente a senso unico.
Una situazione allarmante? Per nulla, ormai è tardi e la leadership culturale italiana sembra volersene lavare le mani.
Siamo in piena decadenza sociale, morale ed economica e in Italia sembra di esser tornati all’asilo.
I partiti/movimenti politici sono allo sbando, dilaniati dall’interno e senza più visioni, se non legate ai tornaconti personali.
Il 4 marzo viene considerata l’ultima spiaggia quando invece è chiaro che sarà solo l’inizio del carosello del poltronificio Italia.
Senza dimenticarsi delle pressioni estere di Usa, Europa e Russia le quali irrompono  incuranti della destabilizzazione democratica in atto.
Ma l’orologio di Milano fa tic tac è il tempo sta per finire…
Per fortuna.

Christian Longatti
Andrea Gunetti

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