DISCORSI D’ODIO, COME LI ODIO

Un caso mediatico, una signora che urla frasi folli, frutto di dissociazione mentale, contro le forze dell’ordine.
In questa vigilia elettorale incandescente non c’è fine al degrado, tutte le parti in causa hanno saputo tirare fuori il peggio dalle loro truppe cammelllate.
Insulti di ogni genere, amplificati dai social network percorrono la rete alla ricerca di chi non è schierato con l’uno o l’altro imbonitore populista.
Discorsi d’odio e di ignoranza si diffondono a destra e sinistra, colpiscono tutto e tutti, trasformando la rete ed i media in pattumiere maleodoranti.
Valori d’odio trasmessi da padre in figlio a distanza di oltre mezzo secolo, alimentati da idiozia, povertà, arrivismo, pochezza umana, subcultura.
Hanno creato un substrato di idioti, pecore irregimentate e facili da convincere al voto, amanti del pressappochismo e della mediocrità politica, ora ne pagano il prezzo, rischiando un nuovo 68 di violenza e di sangue.
La signora in questione, sbraitante, ubriaca d’odio, ottenebrata da giudizi incontrovertibilmente “agè” che in un paese civile dovrebbero ormai essere dimenticati ci suscita solo pena.
Complice e non avversaria dei suoi incubi peggiori, esaltatrice di morte, pavida e sventurata anima perduta.
Perduta in un vortice di melma sanguinolenta, di disvalori, falsi miti, ipocrisia e sopratutto una infinita solitudine.
Lasciamo in pace i morti del passato, superiamo le ideologie di libri ormai desueti, sostituiamo i nostri desideri di morte con la speranza, lasciamo gli errori dei padri a giacere nella polvere, seppelliamo le ossa dei convinti compagni caduti e mai ricompensati, evolviamo e trasciniamo in avanti questo dannato mondo corrotto affinché i nostri figli possano aspirare a qualcosa di più importante e grandioso di un giorno di sanguinosa vendetta.

Christian Longatti
Andrea Gunetti

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