EASY RIDER, INNO ALLA LIBERTA’ DI QUEL MONDO CHE NON ESISTE PIU’

Nato per essere selvaggio. Con questa premessa si apre Easy Rider, uno dei film più importanti del cinema moderno. La pellicola uscì nel 1969 ed era un anno pieno di rivoluzioni socio- culturali. Fu l’anno in cui si svolse il festival di Woodstock, dove il mantra pace & amore del movimento pacifista dei Figli Dei Fiori stava dando un segnale forte in opposizione al conflitto in Vietnam che stava decimando un’intera generazione. Quella stessa generazione che di colpo si ritrovò a fare i conti con una guerra nella quale non si ritrovavano ma nella quale erano costretti comunque a morire. Nomi di plotoni di giovani ignari e spaventati affollavano i necrologi che comparivano sugli schermi delle televisioni americane, mentre le scene di quell’inferno bellico provenienti da quello che sembrava un mondo lontano anni luce scuotevano le coscienze. Hollywood, industria dei sogni sempre attenta a rappresentare i problemi che affliggono la società, cercherà attraverso produzioni future ( Platoon, Apocalypse Now, Nato il quattro luglio, Full Metal Jacket, Un mercoledì da leoni) di esorcizzare la sconfitta americana in Vietnam. Con Easy Rider invece si apre il ciclo della cosiddetta New Hollywood, che vede perdere la centralità delle grandi case dell’industria cinematografica a favore di produzioni indipendenti. In questo periodo molti giovani attori e registi riescono a trovare spazio per dimostrare il proprio talento dietro e davanti alla macchina da presa. Tra i più famosi vi sono Martin Scorsese, Robert De Niro, Al Pacino, Francis Ford Coppola, Walter Hill, Dennis Hopper, Peter Fonda e Jack Nicholson. Proprio questi ultimi tre attori, protagonisti di Easy Rider, saranno il punto di riferimento di una generazione di spettatori che proprio grazie a questo film ebbe modo di venire a contatto con alcuni degli attori più versatili (chi più e chi meno) dell’industria cinematografica. Indimenticabile la loro interpretazione in quello che in breve tempo divenne il manifesto di quella libertà e uguaglianza che i protagonisti del film ricercavano errando per tutti gli Stati Uniti, come una sorta di moderna concezione di Cowboy in sella alle loro moto chopper modificate. Ben presto però il loro modo di vivere si scontrò con i benpensanti, convinti di essere i “custodi” della maniera perfetta di intendere la vita. La paura del diverso, del non riuscire a comprendere un punto di vista differente così lontano da un pensiero imposto dalla morale comune porta, inevitabilmente, uno dei due a soccombere. Perché la mente teme ciò che è sconosciuto. Perfetta la colonna sonora degli Steppenwolf, gruppo rock canadese/statunitense tra i più rappresentativi della stagione della contestazione hippie insieme ai Grateful Dead. E non potevano che essere parte integrante del successo di un film cult e senza tempo come Easy Rider.

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