IL GELATO DELLA DISCORDIA: FRAGOLA, MENTA E PUFFO

La notizia di oggi che coinvolge il salvininazionale non può che farci sorridere.
La sua popolarità non è uniforme e nel suo incerto peregrinare per le vie di un’Italia sempre più disunita ha trovato pane per i suoi denti.
Recatosi in quel di Milano presso Piazzale Siena e colto da una ovvia arsura e secchezza delle fauci dovuta evidentemente al troppo blaterare, si appropinqua ad una gelateria e scatena il nazional putiferio.
I media riportano la notizia difendendo il neo-pseudo-vincitore delle italiche elezioni, minimizzando l’accaduto ed incolpando de facto l’impiegata della gelateria che a quanto pare non ha voluto servire il leader infelpettato.
Una immediata critica veicolata su giornali e rotocalchi aggredisce nel più classico schema dittatoriale la povera impiegata, rea di essersi opposta al nuovo leader supremo e Maximo del mondo libero.
Le nostre telecamere virtuali però ci suggeriscono qualcosa di differente, a quanto pare la signorina della gelateria non aveva neanche riconosciuto il nuovo difensore della democrazia, semplicemente non ha retto ai suoi repentini cambi di gusti e scelte (3 in un minuto, dappprima fragola, poi menta ed in seguito puffo) che l’hanno così alterata e spazientita da buttare il grembiule sul bancone ed allontanarsi in preda a verbali (e comprensibili) sfoghi verbali a danno del cliente indeciso.
Chi ha frequentato anche per il tempo di un caffè l’ambiente salviniano sa che qualsiasi innocuo accenno a critica o disaccordo può costare la propria carriera politica: scomunica, allontanamento coatto da sedi ed “amicizie”, denigrazione sui social ,attacchi verbali e sguardi d’odio seguono inevitabilmente.
Questo è il modus operandi che ha portato salvini al potere, distruggendo un partito per crearne un’altro ancora meno sensato del precedente.
La povera impiegata si è trovata semplicemente nel posto sbagliato e nel momento sbagliato.
Avrebbe preferito servire Lucifero, quantomeno egli ricopre con successo il suo incarico da millenni senza critica alcuna.

Christian Longatti
Andrea Gunetti

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