MACCHIE DI INCHIOSTRO DIGITALE

E passa così un altro giorno in questo mondo di lupi. Di idealisti senz’anima che neanche ti guardano in faccia per strada. Le tenebre sono ormai calate anche qui nella città della Mole. Il sole sparisce per dare il buongiorno all’altra parte di questo mondo ormai ovattato dalla sterilità dell’essere. L’unica cosa vera che vedo è il verde scintillante della bottiglie con la quale sto facendo lentamente l’amore all’interno di un seducente viaggio di alterazione alcolica più vero di qualsiasi relazione sentimentale. Ma alla fine sono un bugiardo: lo dico a tutte le bottiglie che mi scolo. Le faccio sentire importanti, le spoglio della loro protezione metallica che le sigilla dall’ipocrisia di questa dimensione e le vuoto. e quando è vuota la guardi, le dici che è stata unica ed irripetibile ma alla fine ne vuoi ancora una.

Lo stesso concetto si può adattare alla vita. In qualsiasi campo. Nell’amore, nelle amicizie o nel lavoro. Chi te lo fa fare ad alzarti presto al mattino al buio, mangiare a forza un qualcosa giusto per non avere dialoghi con i tuoi succhi gastrici, cagare ed iniziare una nuova giornata con un sorriso smagliante tatuato sulla faccia? La verità è che non sei altro che un numero in attesa di essere sommato ad altri numeri. Tutta la nostra intera esistenza è fatta di numeri. Dal panettiere, alle poste, in banca, in macelleria, a scuola e al lavoro. E quando moriamo finiamo sottoterra, in attesa di marcire e diventare cibo per vermi. No grazie.

Meglio bruciare con una grande fiammata ed essere disperso nell’immenso oceano del cesso di casa propria piuttosto che diventare humus. Parere personale, s’intende. Ed è difficile trovare il proprio posto in questo strano e pazzo mondo. Esattamente come una rockstar degli anni Ottanta che non riesce più a trovare posto in questo universo sintetico. Una vita analogica in una società così dannatamente digitale. La morte di qualsivoglia emozione. Alle volte mi soffermo a pensare quanto sia stato bello poter crescere in un mondo che aveva ancora qualcosa da comunicare a chi era in grado di saper ascoltare. Ridateci indietro tutto quello che ci avete saccheggiato, tutto ciò che ci avete estirpato via dal petto trafiggendoci anche l’anima e buttandola fuori dal finestrino come un mozzicone consumato gettato da una macchina in corsa.

Ridateci la semplicità dell’essere, la gioia delle piccole cose, la voglia di tornare a credere in progetti impossibili ma raggiungibili con i nostri pochi mezzi di persone che hanno voglia di spaccare il mondo. Ridateci la buona musica, quella di qualità con la quale celebrare vittorie o sconfitte. Amore e morte. Ridateci indietro la gioia di scolarci una birra senza dover provare rimorso per quanto l’abbiamo pagata.

Ridateci la dignità di essere persone libere di esprimere i propri sentimenti senza aggiornamenti di stato sul social network delle emozioni. E ridatemi la libertà di provare il disgusto per me stesso per aver scritto tutto ciò per mezzo di un computer. Ma il mondo va veloce, non ti aspetta e l’unica cosa da fare è mettere su un pezzo dei Pink Floyd e deflorare l’ennesima bottiglia. Tanto domani sarà un nuovo giorno ma i casini resteranno sempre gli stessi.

Hank Cignatta

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