SONS OF ANARCHY E L’ANATOMIA DEI MOTOCICLISTI CONSIDERATI FUORILEGGE

Sons of Anarchy è indubbiamente uno dei tanti serial tv della nuova generazione di show televisivi che in breve tempo ha fatto breccia nel cuore dei telespettatori. Ideato dallo sceneggiatore statunitense Kurt Sutter, già apprezzato per il dramma poliziesco The Shield, il telefilm narra le vicende di questo fittizio club di motociclisti e dei suoi nemici. Nell’immaginaria cittadina californiana di Charming viene fondato il gruppo madre ad opera dei due amici e veterani della Guerra del Vietnam John Teller e Piney Winston. Alla morte di John, avvenuta nel 1993 per cause da imputare ad un incidente in moto, gli succede al comando l’avido Clay Morrow.

Il nuovo presidente in carica sposa quindi la vedova del defunto presidente, Gemma Teller-Morrow, ed adotta suo figlio Jax crescendolo come se fosse suo. Quest’anno le vicende dei SAMCRO sono giunte alla loro settima ed ultima stagione, sbriciolando ogni record dell’emittente FX. Ma ora un pò di numeri di successo: il primo episodio dell’anno è stato seguito da 9,25 milioni di spettatori, ovvero circa il 228% in più rispetto al debutto della serie di sette anni fa. Il segreto di tutto questo successo è da ricercarsi nella trama introspettiva del serial, che si ispira a grandi linee a quella di Amleto.

Ma anche quello di addurre aneddoti ed episodi in grado di far evolvere la psicologia dalle spiccate sfumature dark dei personaggi, dando spazio non solo ai protagonisti principali dell’intera vicenda ma facendo appassionare il telespettatore sulle vicende di ogni singolo membro del cast. E in tutto ciò c’è anche lo sdoganamento della figura del fuorilegge dal grilletto facile, in grado di spostarsi rapidamente da un luogo all’altro in sella alla sua rombante Harley Davidson a renderlo una sorta di supereroe dalle fattezze più umane dove l’unico credo è essere leali e dove niente conta più della famiglia e del club.

Ci si ritrova quindi letteralmente invischiati nella fitta trama narrativa che adorna ogni episodio in un crescendo esplosivo di suspance e adrenalina, vero tratto distintivo di questo riuscito prodotto televisivo. L’abilità del buon Sutter sta nello sfornare pagine di sceneggiature cariche di pathos che inchiodano lo spettatore allo schermo, facendogli accettare di buon grado tutto quello che nella vita di tutti i giorni verrebbe considerato sbagliato o politicamente scorretto.

Hank Cignatta

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