SONO SCOSSO DAL GIORNO IN ROSSO

Il disagio di dover attribuire a colori e date, significati d’odio e divisione è classico di chi impone il potere, obbedire a tali dogmi è compito del popolino.
Un giorno dedicato al lavoro idealmente manuale, quello dell’operaio, che vessato dal padrone aveva l’illusione di contare qualcosa, d’aver un’importanza marginale ma fondamentale.
Giorno dedicato a slogan, sfilate, bandiere proletarie, manifestazioni, discorsi di puro imbonimento, declamati da politici e sindacalisti amici dei potenti.
Un giorno di tirannia, menzogna, nichilizzazione dell’uomo e delle sue elementari necessità, a favore di produzione, danaro, potere, controllo.
Un primo maggio rosso sangue, quello dei moderni disoccupati che non hanno nulla da festeggiare, traditi dai loro rappresentanti politici e dai loro “kompagni” prezzolati.
Il prezzo dell’idiozia è stato lo stravolgimento della società, oggi siamo tutti più uguali, siamo tutti più poveri, la classe media è morta, ed anche il proletariato è morto, nessuno più ha il coraggio di fare figli per i costi proibitivi e le nulle prospettive verso un futuro degenerato e squalificante.
Festeggiate pure idioti, vi hanno fatto annusare in po’ di benessere per poi sottrarvelo, come solo il ladro più abile sa fare.
Siete rimasti con l’amaro in bocca e non potete credere che ogni ideologia che vi era stata inculcata aveva l’esclusivo scopo di sottomettervi al volere dei potenti.
Poveri fessi, quale progresso avete portato alla società?
Abbiamo oggi più che mai la necessità di guardare oltre le vecchie destre e sinistre, ormai solo pittoreschi e squallidi ricordi di quello che erano un tempo, retaggio d’un passato desueto.
Il potere che donate ai vostri padroni glielo garantite voi, felici d’esser sottomessi a crudeltà ed ignoranza, incapaci d’agognare gioia e pace, colpevoli del più volgare dei peccati, l’ignavia.

Christian Longatti
Andrea Gunetti

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