DI POLITICA SPARLANDO

Quattro amici al bar, birre in bottiglia fresche, una tiepida serata di maggio, un tramonto rossastro che crea quell’atmosfera onirica, quasi trascendente, foriera di possibilità.
Idee snocciolate con la tempistica suggerita dalle sorsate e dai salatini, risate e confronti sulla attuale situazione politica.
Diverse le vite e le esperienze che a questo crocevia si incontrano.
Un politico amareggiato ma combattivo,
Un’imprenditore sognatore,
Un professionista idealista,
Un giornalista disilluso.
Si parla del nuovo possibile governo GrulloLeighista, quello che vedrà con ogni probabilità Di Maio e salvini alla guida del Belpaese.
Non sono discorsi positivi, e le rosee aspettative della serata sono tradite, come sempre accade, dalle tenebre populiste nelle quali stiamo per entrare.
Un governo fatto da individui che hanno promesso rispettivamente azioni contrastanti e inconciliabili, l’uno vuole il reddito di cittadinanza, e l’altro la riduzione fiscale basata sulla flat tax.
Cavalli di battaglia che saranno ovviamente accantonati ma che i movimenti hanno rispettivamente utilizzato per raggiungere le posizioni che attualmente ricoprono, “c’è chi la chiamerebbe truffa” suggerisce l’imprenditore.
Gli altri annuiscono, si aggiungono dettagli inquietanti su come entrambe le idee fossero già state testate in alcuni paesi, risultando fallimentari e pericolosamente destabilizzanti.
Il politico aggiunge al ragionamento le infinite possibilità che una destabilizzazione della nazione offrirebbe a chi, dotato di danari e mancante di scrupoli, volesse arricchirsi con qualche speculazione sui titoli derivati.
Il giornalista, come una volpe, drizza le orecchie per memorizzare il dato e continua a sorseggiare con il suo sguardo triste.
“Ma gli ideali dove sono finiti?” chiede il professionista?
E’ il politico a rispondere, ed il suo volto s’oscura, ottenebrato da ricordi nefasti di tradimenti subiti ed infrante promesse, “con gli ideali ci si puliscono il culo!”, “L’unico ideale che hanno sono i soldi e la poltrona”.
Il giornalista però interviene ironico:” nel tuo movimento, la Lega Nord, gli ideali c’erano, lottavate per la secessione se non sbaglio”
Una bestemmia dirompente cade sul tavolo quasi a sfondarlo, complice d’una manata a mo’ di schiaffone degna d’una camicia verde della prima ora.
“Colpa del felpato!!!” Sbraita il politico.
“Ha nichilizzato ogni valore del movimento e lo ha asservito ai poteri forti, ha attirato masse di populisti, elargito promesse a cani e porci, e tutto questo in nome del potere”
“Ma se non ha mai lavorato un giorno in vita sua” ribatte l’imprenditore.
“Come può pretendere di comprendere le esigenze di una nazione che deve riguadagnare il suo spazio commerciale ed economico?”
“Non gliene frega niente di tutto ciò, è solo il grande gioco della politica” risponde il politico.
“Un gioco che adesso lo vedrà inevitabilmente diventare la sua stessa nemesi, egli infatti è sempre stato un uomo d’opposizione, inadatto ed incapace a trasformarsi in un uomo di governo”.
“L’alleanza sarà instabile fin da subito e probabilmente si scioglierà malamente portandoci ad elezioni anticipate entro ottobre”.
Gli amici si guardano, le birre sono terminate, la poesia è scemata, c’è troppo dolore nel cuore di queste persone, condannate da potenti arraffoni a veder la loro amata nazione ridotta a brandelli in nome del più astratto concetto di potere.

Christian Longatti
Andrea Gunetti

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