KIMBO SLICE, STORIA DI UN FENOMENO DELLO STREET FIGHTING

In tempi in cui la Rete ha effettivamente donato quei quindici minuti di celebrità di Warholiana memoria a chiunque, dove personaggi senza alcun apparente talento raggiungono una fama spesse volte immotivata, la storia di Kimbo Slice rompe questi dogmi diventando una questione che ha tutte le carte in regola per poter diventare un potenziale film.

Ma nulla che riguarda le gesta sportive ed il successo di Slice, al secolo Kevin Ferguson, ha a che fare con la finzione. Anzi. Questo omone, un vero e proprio armadio a sette ante in legno di palissandro, scolpisce la propria storia a suon di pugni pesanti e feroci KO.

Slice iniziò a crearsi una reputazione vincendo diversi incontri clandestini, dove l’unica regola era l’annientamento dell’avversario. Alcuni di questi incontri vennero filmati e pubblicati su Youtube, che diventarono virali in poco tempo donandogli un’inaspettata popolarità.

Diventato una figura di riferimento all’interno dell’ambiente degli incontri clandestini, Slice decide di cavalcare il clamore che si è creato attorno al suo personaggio. A lui si interessa anche la rivista musicale Rolling Stone, definendolo il re degli incontri di strada.  Dopo essersi allenato con l’ex lottatore di MMA Bas Rutten nel 2004, ha modo di entrare nel circuito della federazione di arti marziali miste UFC in seguito alla sua partecipazione al programma tv The Ultimate Fighter, dove riesce ad ottenere nel 2010 un match contro Matt Mitrione, il quale mette Slice KO contestualmente alla sua possibilità di continuare a lottare per la UFC.

Dopo un incolore parentesi nell’ambiente della boxe, la fama di Kimbo Slice rimaneva legata a quei match che gli hanno permesso di diventare il re degli street fighter e di portare il suo concetto di combattimento nei templi delle MMA con alterne fortune. La notizia della sua morte, avvenuta in seguito ad un attacco cardiaco a quarantadue anni nel 2016, ha sconvolto appassionati e addetti ai lavori dell’ambiente delle MMA, ammantando inevitabilmente il suo nome in quell’alone di leggenda che (forse) neanche lui si aspettava di avere.

Hank Cignatta

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