MUHAMMAD ALI’, IL PIU’ GRANDE DI TUTTI I TEMPI

Nella storia dello sport ci sono personaggi in grado di andare ben oltre quella che è una carriera di tutto rispetto nella disciplina che li ha consacrati, diventandone così sinonimo stesso all’interno dell’immaginario collettivo.

Così come avvenuto per Maradona e Pelè, nel pugilato lo stesso si può dire per Muhammad Alì. Ci sono diverse ragioni per poter definire questo campione il più grande di tutti i tempi a pieno titolo. Alì era in grado di strabiliare appassionati e addetti ai lavori della Nobile Arte grazie al suo stile unico ed inconfondibile, unita ad una agilità inusuale per un peso massimo.

Il suo modo di boxare era qualcosa di mai visto prima: era in grado di unire grazia, potenza ed intelligenza in egual misura. Un mix micidiale, con il quale riusciva a mettere al tappeto anche gli avversari più ostici. Ma quello che più attirava di Alì era la sua dialettica, tagliente come un bisturi e potente come dinamite, con la quale destabilizzava gli avversari ancor prima di affrontarli.

Si è reso protagonista di alcuni delle rivalità sportive e degli incontri più memorabili della storia del pugilato, tra i quali meritano una menzione speciale quello contro Joe Frazier del 1971 e quello con George Foreman nel 1974 disputato in Zaire.

Ma oltre ad essere un grande campione sportivo, il pugile per eccellenza, Alì (al secolo Cassius Marcelus Clay) è stato in grado di ritagliarsi una parte importante nella storia anche al di fuori del ring. Aderì alla Nation Of Islam, cambiò legalmente il suo nome da Cassius Clay a Muhammad Alì, era molto amico dell’attivista per i diritti degli afroamericani Malcom X, si rifiutò di prestare servizio militare per andare a combattere in Vietnam, affermando che “nessun Vietcong lo aveva mai chiamato sporco negro”.

La ferma volontà di battersi per la sua libertà e non solo lo vide scontrarsi con quell’America figlia di stupidi pregiudizi che tendeva a coprire dietro un pericoloso bigottismo alcuni dei più biechi comportamenti. Così, negli Stati Uniti degli anni Sessanta, gli venne revocato il titolo, radiato dall’albo pugilistico e arrestato per renitenza alla leva.

Per queste ragioni, da quando solcava il ring per battersi come un leone fino alla battaglia contro il morbo di Parkinson che nel 2016 ha messo fine alla sua vita terrena consegnando la sua figura alla leggenda, è rimasto e rimarrà sempre Muhammad Alì, il campione della gente.

Hank Cignatta

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Translate »