IL FALO’ DELLE VANITA’ DELLA FESTA DELLA REPUBBLICA

Oggi dovrebbe essere un giorno di festa. Il condizionale però è d’obbligo, in quanto nel Bel paese non viene percepita come una ricorrenza sentita. La festività odierna è per i più occasione per allungare il fine settimana, moderno status symbol che non si vede l’ora che arrivi ma che sparisce nella frazione di un battito di ciglia.

La colpa è della politica, rea di aver innescato nell’immaginario collettivo un livore che viene manifestato soltanto a parole. Parole che si disperdono nel vento del populismo, che fischia sempre più forte ma che riesce a divellere solamente le poche certezze di chi tutti i giorni mette il coltello tra i denti per addentrarsi in quella giungla impervia che ci ostiniamo a chiamare vita.

Anche quest’anno dunque ha avuto luogo la cerimonia dell’alzabandiera, le Frecce Tricolori hanno sorvolato il cielo della Capitale tingendo il suo cielo e il nuovo governo con il suo esecutivo ha avuto modo di mettersi in mostra dispensando frasi di speranza buone per tingere di inchiostro e parole le pagine dei giornali.

L’augurio per questo 2 Giugno è quindi per un Paese che sappia realmente affrontare le battaglie che vale la pena di combattere. Vale ancora la pena, oggi, essere fieri di essere italiani? Ai posteri l’ardua sentenza.

Hank Cignatta

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