C’E’ ANCORA SPAZIO PER LA POESIA?

Che tipo di valore possiamo dare alle emozioni oggi? In tempi in cui la tecnologia ha ampiamente superato ogni possibile concetto umanamente immaginabile, entrando di preopotenza all’interno della nostra quotidianità questa è una domanda dannamaente attuale alla quale però pare sia difficile dare una risposta vagamente esaustiva.

I computer, che avrebbero dovuto semplificarci e salvarci le esitenze, sono diventate macchine da seghe a sette cifre. I social sono diventati la nuova voce della coscienza comune, in grado di dare sfogo al populismo più becero figlio dell’ignoranza più oscura.

Assistiamo ad un ricambio generazionale incapace di comunicare con il prossimo se non attraverso precisi impulsi meccanici che hanno tramutato la genuinità dei valori tradizionali in una pericolosa corsa a chi ha la più folle mania di grandezza. Vite vissute in maniera virtuale, dove si posta e si twitta per evitare di sentirsi fuori da un sistema che cataloga molto più in fretta di quanto non riesca a pensare.

Tutte questi fattori hanno posto  una sorta di “silenziatore” su temi in grado di suscitare una qualsivoglia emozione. Che queste passino attraverso una canzone, dei versi di una poesia, le pagine di un libro, una sana scopata o il sapore di un buon sigaro poco importa. Esse sono numerose e hanno modi diversi di arrivare dritte al cuore di chi è ancora in grado di riceverle.

Non è quindi la Rete ad essere lo spauracchio di questi tempi dove è tutta apparenza e niente sostanza, ma il non essere stati in grado di porre dei limiti alla tecnologia nell’accezione in cui la conosciamo oggigiorno. Per carità, non si può avere la presunzione di mettere un freno al progresso. Ma neanche quella di dare una giustificazione a quell’idem sentire populista che sta spalancando le porte ad un oscurantismo 2.0 dalle tinte assai pericolose.

Hank Cignatta

 

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