LA NEOLINGUA DI SALVINI

Le strategie di comunicazione utilizzate dal felpetta per ottenere il potere ci danno la possibilità anche di renderci conto di che genere di individuo egli sia.
Infatti le tecniche che egli usa definiscono senza dubbio specifiche caratteristiche morali (ma sarebbe meglio dire amorali) ed umane (meglio disumane).
Una comunicazione efficacissima, perlomeno per il suo target, talmente semplice da risultare puerile, usa termini comprensibilissimi per far leva sui più bassi istinti degli individui.

Una propaganda che come la peggior scuola politica insegna deve basarsi non all’ispirare le masse verso più grandi successi ma stringendola in un cappio di terrore, diffondendo costantemente argomenti adeguati a fomentare odio e paura.
Paura dell’immigrato, della sostituzione etnica, del diverso, dell’Europa ecc.
Un continuo battage mediatico atto a diffondere poche idee in modo costante, continuo, presentandole sotto differenti punti di vista ma facendole convergere sempre sui concetti di base: paura, odio e terrore.
Ogni notizia, anche le più insignificanti vengono strumentalizzate per veicolare negatività e dissenso.
Il suo slogan più popolare, il buon senso, è uno strumento atto a sostenere menzogne e falsità illuminandole con un allure di pacifico sapere contadino, portando le persone a credere che tali menzogne siano verità da tutti accettate e condivise.
Emette costantemente informazioni e argomenti nuovi (anche non strettamente pertinenti) a un tale ritmo che, quando l’avversario risponde, il pubblico è già interessato ad altri fatti.
Le risposte dell’avversario non devono mai avere la possibilità di fermare il livello crescente delle accuse.
Crea stereotipi ed etichette da appiccicare addosso ai suoi nemici per evitare che il loro pensiero e le loro parole vengano considerate ed analizzate.
I Nemici della gente, i rosiconi, quelli che non vivono la realtà, i radical chic.
L’avversario politico in questo contesto diventa un nemico, indegno e meritevole solo d’odio e rancore.

Niente di nuovo comunque, una tiritera già vista e rivista, fu infatti Joseph Paul Goebbels, uno dei più importanti gerarchi nazisti a strutturare i punti chiave che dominano la comunicazione salviniana.
Impossibile sosterrano i poveri salviniani inebetiti dalla propaganda mediatica del loro padrone.
Purtroppo invece è tutto tragicamente vero ed al fine di avvalorare questa nostra analisi riportiamo qui gli undici principi che goebbels stilò e che guidarono la propaganda del partito nazista fino alla sua caduta.

1. Principio della semplificazione e del nemico unico.

È necessario adottare una sola idea, un unico simbolo. E, soprattutto, identificare l’avversario in un nemico, nell’unico responsabile di tutti i mali.

2. Principio del metodo del contagio.

Riunire diversi avversari in una sola categoria o in un solo individuo.

3. Principio della trasposizione.

Caricare sull’avversario i propri errori e difetti, rispondendo all’attacco con l’attacco. Se non puoi negare le cattive notizie, inventane di nuove per distrarre.

4. Principio dell’esagerazione e del travisamento.

Trasformare qualunque aneddoto, per piccolo che sia, in minaccia grave.

5. Principio della volgarizzazione.

Tutta la propaganda deve essere popolare, adattando il suo livello al meno intelligente degli individui ai quali va diretta. Quanto più è grande la massa da convincere, più piccolo deve essere lo sforzo mentale da realizzare. La capacità ricettiva delle masse è limitata e la loro comprensione media scarsa, così come la loro memoria.

6. Principio di orchestrazione.

La propaganda deve limitarsi a un piccolo numero di idee e ripeterle instancabilmente, presentarle sempre sotto diverse prospettive, ma convergendo sempre sullo stesso concetto. Senza dubbi o incertezze. Da qui proviene anche la frase: «Una menzogna ripetuta all’infinito diventa la verità».

7. Principio del continuo rinnovamento.

Occorre emettere costantemente informazioni e argomenti nuovi (anche non strettamente pertinenti) a un tale ritmo che, quando l’avversario risponda, il pubblico sia già interessato ad altre cose. Le risposte dell’avversario non devono mai avere la possibilità di fermare il livello crescente delle accuse.

8. Principio della verosimiglianza.

Costruire argomenti fittizi a partire da fonti diverse, attraverso i cosiddetti palloni sonda, o attraverso informazioni frammentarie.

9. Principio del silenziamento.

Passare sotto silenzio le domande sulle quali non ci sono argomenti e dissimulare le notizie che favoriscono l’avversario.

10. Principio della trasfusione.

Come regola generale, la propaganda opera sempre a partire da un substrato precedente, si tratti di una mitologia nazionale o un complesso di odi e pregiudizi tradizionali. Si tratta di diffondere argomenti che possano mettere le radici in atteggiamenti primitivi.

11. Principio dell’unanimità.

Portare la gente a credere che le opinioni espresse siano condivise da tutti, creando una falsa impressione di unanimità.

Un “uomo” disposto ad utilizzare queste strategie quale moralità può avere?
I fatti di cronaca ci mostrano un individuo meschino, arrivista, timoroso dei suoi detrattori, pavido per non dire vigliacco, che si finge un bullo per nascondere la sua natura.
Questo è l’attuale ministro degli interni, fintanto che la nazione non si sveglierà da questo torpore mediatico, da questa malia goebbelsiana, da questa follia.

Christian Longatti
Andrea Gunetti

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