L’AMARO DI TORINO SI CHIAMA APPENDINO

“Sala ha ragione non si può mettere Milano alla stregua dell’Appendino, Milano è un’altra cosa”. A dirlo l’Assessore Riccardo De Corato ai cronisti, in Regione Lombardia. L’attenzione verso le agenzie che arrivano da Roma, fanno aumentare le fibrillazioni sul tema delle Olimpiadi.

Ieri sera i Cinque Stelle, con il sottosegretario Simone Valente, comunicano la volontà di staccare la spina: “Le richieste di Sala sono insostenibili”. Torino non ci sta? L’interrogativo è d’obbligo perché non risulta la contrarietà del primo cittadino, ma la dichiarazione presta il fianco alla Lega. Alle 14 di oggi arriva la dichiarazione di Giancarlo Giorgetti: un de profundis che chiude qualunque ipotesi di poter lasciare le Olimpiadi a Milano.

Pochi minuti e Attilio Fontana arriva dai giornalisti: “Proposta interessante quella di poterle realizzare noi, le Olimpiadi.” Noi significa Lombardia e Veneto. Vi farete dare i soldi dal Governo? ” E chi le ha detto che chiederemo soldi?”
Passa un’ora e Beppe Sala si presenta a sorpresa al Pirellone di Milano. Fatta fuori Torino, il capoluogo riprende in mano la palla e la porta fino alla mèta. Mentre a Roma rallentano, a Milano accelerano.

È il paradigma degli ultimi anni.  Nelle tribolazioni del palazzo della politica lombarda nel frattempo tocco il tema dei Taser, usati dalla polizia in alcune città campione. Secondo Amnesty sarebbe un’arma potenzialmente pericolosa e strumento di tortura. De Corato non solo conferma che la sua sperimentazione è in essere e senza controindicazioni, ma aggiunge che vorrebbe dotare la polizia di giubbotti anti proiettile.
Prologo di tutto però, l’assunzione di alcuni tecnici radiologi al Sacco di Milano, con partita Iva. I lavoratori lamentano che malgrado la disponibilità di personale interno, il nosocomio assuma personale esterno oltretutto con partita Iva, precarizzando l’occupazione. Si può accettare che nel settore pubblico, delicato come la Sanità, ci siano assunzioni di questo tipo?

Max Rigano

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