ANDIAMO NELLA FORESTA A FARE IL LUPO

Ecco le notizie che ci cadono addosso: lupi che tornano nelle Alpi e negli Appennini che aggrediscono le greggi in montagna, popolazioni impreparate senza cani maremmani nati per difendere i pascoli… Dibattiti senza fine sul cibo spazzatura, esplosione del veganesimo, caccia serrata agli allevamenti di massa, e immancabile divisione tra buoni e cattivi.

Perché, sia chiaro, o stai di qui o stai di là. O stai col lupo e la zucchina o con il salame e la doppietta. L’importante, per lavarsi la coscienza, è semplificare. L’Organizzazione mondiale della sanità ha decretato tempo fa che molti, e anche troppi alimenti a base di carne trattata, sono potenzialmente cancerogeni. E’ una novità? No, a dire il vero. Lo dice anche l’Istituto tumori: noi lo sapevamo già dal 2007, hanno commentato.

Il fatto che però il rapporto si inserisca nella crescita esponenziale del numero di persone che abbandonano la carne per preferire una alimentazione su base vegetale, è un dato di fatto. Coincidenza o tempi maturi per demolire il tabù che anche senza bistecca si può vivere?

Ma preferiamo spostare la domanda altrove. Siamo liberi di mangiare quello che vogliamo, sia ben inteso, decidiamo noi il nostro destino. E lo facciamo liberamente, anche se mangiare ciò che piace non significa necessariamente libertà.

Si può preferire l’alimentazione vegetale per ragioni di benessere o di moda, non per scelta etica. Finita l’onda, si passa ad altro. Quindi, non è vero che mangiare quel che si vuole rappresenti davvero una scelta di libertà se non si è anche disposti a lottare per cambiare qualcosa e garantire magari diritti migliori a chi non li vede ancora rispettati. Gli animali allevati in batteria in primis, quelli massacrati come testimoniano ormai decine di inchieste. Vivi ma massacrati senza pietà.

 

La libertà è per tutti anche nel piatto? Se poniamo la domanda in questa luce, cioè di mangiare diversamente anche per difendere i diritti negati agli esseri senzienti, la risposta è no.

Mangio verdure ma non mi preoccupo di informarmi e informare su come avviene la macellazione.

Scelte personali, ma scelte che restano private, che non sono portatrici di una nuova etica di rispetto.  Siamo liberi, ma non liberiamo. Non al punto da difendere un valore  al punto da rendere più coscienti i nostri commensali su come arrivi sul loro piatto la fettina di filetto. “Non lo voglio sapere”. E a saperlo, può cambiare qualcosa? Anche sì!

Chi ha visto sul grande schermo Cowcospiracy, il rapporto tra allevamenti di massa e produzione di anidride carbonica, consumo di acqua e deforestazione? Restiamo indifferenti? Oppure qualcosa sta scuotendo le coscienze al punto da cambiare stile di vita alimentare, progressivamente? I numeri direbbero di sì.

Ma è una scelta che non implica automaticamente di per un impegno diretto o una consapevolezza più profonda. Per questo, la libertà nel piatto non è cosa per tutti ma resta una moda. Quanti avrebbero il coraggio di battersi per difendere la libertà di una mucca o di un agnello? Risate, scherno, pregiudizio…

Allora, ci sia concessa l’iperbole citando Ernst Junger , scrittore fuori dal coro, quando affermava come   occorresse andare nella foresta per uscire  dalla massa delle pecore, e farsi lupi nel bosco, nella foresta appunto, per sottrarsi al pericolo della servitù. Sottrarsi alle vie facili, alle illusioni urlate. Tornare al bosco, sfuggire a ciò che è apparente.

E di apparenza nelle mode, di tutti i tipi, ve n’è in grande e grassa quantità.

Scriveva che occorre “passare” al bosco, per poi tornare più determinati di prima a difendere le proprie idee.  “Tra il grigio delle pecore stanno i lupi, coloro che non hanno dimenticato che cos’è la libertà”, scriveva. Quando i valori vacillano,  la responsabilità morale passa nelle mani del singolo”, perché “il vero problema è piuttosto che una grande maggioranza non vuole la libertà”.

Almeno provare a difendere i diritti di chi non ne ha perché non ha parola ma vale in quanto peso sulla bilancia, è un’opzione che va oltre coltello e forchetta. C’è molto di più dietro una ricetta, una dieta, i lupi sulle Alpi, l’orto urbano. Non crediamo che la libertà si possa consumare.

Stefania Piazzo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Translate »