QUEEN, QUELLA LUCE ECLETTICA NELLO SPAZIO DEL ROCK

Ogni qual volta si ascolta un brano dei Queen si entra in una dimensione del tutto particolare, che permette all’ascoltatore di avere un tipo di esperienza sensoriale a tutto tondo. Sapete quella storia della pelle d’oca quando si ascolta qualcosa di fottutamente sublime? Beh, non è affatto una cazzata.

Prendete un qualsiasi brano della band londinese, chiudete gli occhi e ascoltatelo con attenzione: che sia uno dei più famosi o una di quelle canzoni inserite a metà della tracklist dei loro album ci sarà sempre un unico e grande filo conduttore.

L’importanza che Freddie Mercury, Brian May, Roger Taylor e John Deacon davano ad ogni singolo dettaglio nella composizione di ogni traccia ha permesso ai Queen di essere quel gruppo leggendario che continua ad essere omaggiato oggigiorno.

Ma non si può parlare dei Queen senza menzionare l’eclettica e geniale figura di Freddie Mercury, fonte di ispirazione continua per le nuove generazioni di musicisti in attesa di sfondare nel mondo della musica ma che, ahimè, trovano molta più difficoltà ( per ragioni diverse) rispetto a quando il gruppo di Londra ha scritto alcune delle pagine più belle ed intense della storia del rock moderno.

La verità è che una rockstar come Mercury, vero e proprio animale da palcoscenico, nasce una volta ogni mille anni. Insieme alla capacità di ammaliare folle oceaniche di appassionati che accorrevano da ogni parte del globo pronti per essere ammaliati dal suono potente e versatile della sua voce egli univa anche un amore viscerale nei confronti della musica che adattava a suo piacimento. Amava il pubblico e da esso attingeva energie per le epiche ed energiche esibizioni live come quella leggendaria del 1985 allo stadio Wembley di Londra nel corso del Live Aid, capace di consegnare la sua figura e quella dell’intera band nell’Olimpo delle tempeste sonore del rock.

Brani quali Bohemian Rhapsody, Who Wants To Live Forever, Radio Ga-Ga, We Are The Champions, Princes Of The Universe, We Will Rock You e Innuendo sono il manifesto sonoro del talento messo in musica.

Partendo dal presupposto che i gusti sono gusti e che viviamo in tempi in cui le sentenze da social network paiono essere verità assolute anziché opinabili pareri personali, capaci di far rivoltare nella tomba Lester Bangs come un povero tarantolato, non v’è dubbio alcuno sul fatto che i Queen siano stati una ventata barocca all’interno dell’universo musicale, capace di unire in maniera abilmente epica due mondi apparentemente distanti come quelli del rock e della cosiddetta musica colta.

Una storia fantastica quella di Freddie Mercury e dei Queen, raccontata quest’anno nel biopic Bohemian Rhapsody, dove un magistrale Rami Malek si assume il non facile compito di interpretare il cantante e frontman del gruppo britannico, a discapito delle immancabili critiche che devono accompagnare ogni opera del creato umano ma che, di fatto, non inficiano quello che viene considerato a ragione uno dei film più attesi del 2018.

Hank Cignatta

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