UNA GIORNATA DI ARTE E GUSTO NELLE LANGHE

In un giorno freddo di pieno inverno può capitare di aver la necessità di intiepidire l’anima con qualche gratificazione, merce sempre più rara in questi tempi sfacciatamente volgari e mediocri.
Capita di svegliarsi di buon’ora e desiderare di poter sostituire alla dilagante patetica massificazione una differente e più costruttiva chiave emotiva.
Capita anche di agognare quella soave sensazione di leggero ottundimento indotta dai buoni vini e dalla buona tavola e nell’indulgere nell’infinito piacere dell’osservare un’onirico paesaggio, accarezzando con lo sguardo valli e filari infuocati dalle calde luci del tramonto.

Un viaggio senza programma, una giornata senza rotta, imitando maldestramente vati della libertà del calibro di Bernard Moitessier.
Ed è quindi così che ci si ritrova quasi inevitabilmente, con la prua rivolta verso luoghi magici e carichi di fascino antico in un viaggio delicato e foriero di quelle promesse agognate in sogni e desideri che come nelle più frementi vigilie stanno per trasformarsi in realtà.

Ed è come per magia che l’attesa lascia il passo all’agognato, un tavolo imbandito con inusitato gusto, una bottiglia di rosso e profumato nettare dall’aroma di more e pregiato legno.
Il degustare lento, soffermarsi su sensazioni quasi misteriche, mentre al di la’ della vetrata il sole cala.
e poi, valli e filari, terre brulle infreddolite, ed ancora valli e filari.

Un museo, una mostra, Arte, speranza e bellezza.
Dadaismo e Surrealismo, annullare e proporre con irrefrenabile impeto un mondo nuovo.
Un appuntamento con la grande Arte a tutto tondo, dipinti, poesie, sculture, opere di grande pregio e dal forte impatto emotivo in grado di assorbire per lunghi minuti inducendo sensazioni quasi erotiche, sensuali e così violente da scuotere le inique certezze che taluni amano usare per aggrapparsi alla realtà.
Un percorso ricercato, elevato, per nulla innocuo.
Giungere quindi a casa travolti e scossi da un incontenibile senso di libertà.
E sognare infine un Man Ray, un De Chirico, un Picasso, oniriche visioni eteree in una nebbia di certezze infrante.

Christian Longatti 

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