MOHAMMAD MOSSADEQ: ecco come la Cia ha interrotto il progresso dell’Iran

La storia che andremo a raccontare ha avuto luogo nell’attuale Iran. Siamo negli anni 50 ed in Persia si respira un clima molto teso: la nazione sta vivendo un clima di proteste molto acceso perché lo scià Palhavi stava attuando una feroce repressione senza precedenti; inoltre va aggiunto che moltissimi cittadini erano a sfavore della svendita del petrolio verso l’impero britannico.

Mohammad Mossadeq: l’uomo del momento

Mossadeq veniva da una famiglia aristocratica, per la precisione dalla precedente dinastia regnante (quella dei Qajar).
Mossadeq aveva moltissime ambizioni, tra cui rendere il paese veramente libero dallo strapotere dello scià e dalle mire espansionistiche (economiche) delle potenze occidentali.
Nel 1950 divenne capo del Fronte Nazionale e l’anno successivo arrivò a diventare primo ministro del paese.

I suoi sogni non tardarono a trasformarsi in azioni politiche: egli nazionalizzò le compagnie petrolifere e ridusse drasticamente i poteri del sovrano.
L’impero britannico rispose aumentando la presenza militare nel golfo persico ed attuando un blocco navale (per impedire l’esportazione del petrolio), attuò un embargo e congelò i capitali iraniani presenti nelle banche inglesi.

Mossadeq: l’inizio della leggenda

Non tardò ad arrivare la replica di Mossadeq: spinto dalle sue convinzioni, dalle sue idee e dal sostegno parlamentare ma sopratutto del popolo che era stanco dello sfruttamento britannico, pose la questione dinanzi all’Onu e arrivò a conseguire una straordinaria vittoria politica che sancì la legittimazione delle sue politiche interne ed estere.
Per congratularsi di questa vittoria, il “Time” (il giornale più famoso al mondo) lo proclamò uomo dell’anno nel 1951.

L’inizio della caduta

Mohammad era la vera espressione dell’autentico rivoluzionario.
Nel 1953 ridusse ancora di più le prerogative dello scià costringendolo ad abbandonare il paese, tuttavia questa mossa sollevò molte critiche e fomentò molte paure poiché si sospettò che il primo ministro volesse proclamare la repubblica.
Questa mossa gli costò  la perdita dell’appoggio di diverse schieramenti (tra cui quella della guida spirituale del paese, l’Ayatollah Kashani).

La permanenza di Mossadeq terminò per opera dell’operazione Ajax, un colpo di Stato organizzato da molti attori tra cui la Cia e i servizi segreti inglesi.
In sostanza l’operazione cominciò con una protesta da parte di alcuni infiltrati che si mischiarono nel Tudeh (la forza politica che appoggiava Mossadeq) e che saccheggiarono Teheran.
Lo scopo di tutto questo era quello di fare apparire la figura del noto politico come un despota, inutile dire che tutto questo riuscì a convincere moltissime persone a chiedere aiuto alle forze militari.
I militari ripristinarono la situazione e arrivarono all’abitazione di Mossadeq arrestando il leader politico per poi successivamente far rientrare lo scià (che si trovava in esilio a Roma) accompagnato dal capo della Cia, Allen Dulles.

Mohammad venne imprigionato e successivamente condannato all’esilio. Morì nel 1967.

Critiche, danno d’immagine e conseguenze drammatiche

Quando le notizie dell’operazione Ajax circolarono, facendo si che l’immagine degli Stati Uniti e delle sua politica estera si deteriorasse ulteriormente, si originarono una serie di critiche e perplessità da parte dei governi mondiali.
Quello che va detto è che tali azioni sono state analizzati da moltissimi esperti e molti di loro hanno affermato che il Golpe ha posto le basi per la Crisi Iraniana del 1979 dove il sovrano è stato destituito per far posto a una repubblica di stampo religioso, dove le libertà individuali (soprattutto delle donne) furono praticamente annullate.
Per capire bene il danno d’immagine degli Stati Uniti (e le conseguenze) è bene prendere le dichiarazioni di Obama (espresse nel giugno del 2009):

“Questo argomento è stato fonte di grande preoccupazione tra gli Stati Uniti e la Repubblica islamica iraniana.
Da molti anni l’Iran si distingue per la propria ostilità nei confronti del mio Paese e in effetti tra i nostri popoli ci sono stati episodi storici violenti.
Nel bel mezzo della Guerra Fredda, gli Stati Uniti hanno avuto parte nel rovesciamento di un governo iraniano democraticamente eletto.
Dalla Rivoluzione Islamica, l’Iran ha rivestito un ruolo preciso nella cattura di ostaggi e in episodi di violenza contro i soldati e i civili statunitensi.
Tutto ciò è ben noto.
Invece di rimanere intrappolati nel passato, ho detto chiaramente alla leadership iraniana e al popolo iraniano che il mio Paese è pronto ad andare avanti”

 

Considerazioni finali

Insomma da quanto abbiamo potuto leggere, sembrerebbe che le potenze occidentali abbiano bloccato lo sviluppo e la democratizzazione dell’Iran.Tutto questo ha portato a conseguenze drammatiche e l’intera vicenda ha avuto eco anche negli altri Stati del Medio Oriente facendo apparire (forse anche giustamente) i 2 Stati come “i cattivi”.

Oggi ci sono molte critiche riguardo al processo di democratizzazione perpetuato dalle potenze occidentali nei paesi dell’Africa e del Medio Oriente e tutto questo accende un dibattito molto importante: é questa la democrazia che i paesi evoluti intendono?
Vogliono veramente il bene dei popoli o fanno tutto ciò per avere un personale tornaconto?
Le risposte a queste domande sono difficili da trovare.
Tuttavia come amiamo affermare: “a pensar male si fa’ peccato, e tuttavia spesso ci si azzecca”

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Marco Galletti

 

 

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