CARA MUSICA ITALIANA, CHE TI SUCCEDE?

La musica italiana sta passando da ormai troppo tempo, una fase di assoluta recessione.
In questo articolo cercheremo di comprendere meglio questo fenomeno.


La musica di ieri: bei tempi

La musica di un tempo era proprio ganza, fino a qualche anno fa, il panorama musicale italiano aveva alla propria vetta artisti di calibro non indifferente. Pensiamo ad artisti come Giorgio Moroder (ormai finito nel dimenticatoio), Lucio Battisti, Rino Gaetano e non dimentichiamoci del maestro, Franco Battiato, giusto per citarne alcuni.
Anche se ci sono molti altri nomi che meritano di essere presenti in questa fugace lista, è bene dire che il concetto non cambia: gli artisti di un tempo erano in grado di dare il proprio contributo alla musica italiana e le loro invettive innovative rimarranno nel cuore di moltissimi italiani.

La musica di oggi: un ibrido tra brutta copia del passato, artisti che non sanno cantare e talent che hanno il solo scopo di fare audience 

Il titolo del paragrafo può sembrare forte, ciononostante cercheremo di dimostrare che non ci stiamo sbagliando affatto. Anche se non tutta la musica italiana è sprofondata nell’abisso (però chissà, col tempo potrebbe sprofondare del tutto), c’è da registrare una forte recessione (per usare un termine economico) delle idee innovative nell’ambito del panorama musicale italiano.  

La trap italiana: c’è del bello e c’è del marcio

L’evoluzione ci ha portati alla trap italiana, e c’è da dire che molti di questi “artisti” non hanno la benché minima idea di cosa sia la musica, di come si scriva e ne’ tantomeno della sua storia.
I testi dei trapper sono praticamente inesistenti, e come se ciò non bastasse c’è da registrare che su YouTube i loro video vengono ascoltati con un ritmo pazzesco.
In questo caso è bene fare un esempio: un anno fa circa è uscito un singolo di Young Signorino, il suo brano si intitola “Mmh ha ha ha “. Ascoltando il video si può percepirne tutta la particolare essenza: cioè il nulla poiché non ha un testo e la canzone che accompagna le frasi sconnesse che gorgheggia è a dir poco imbarazzante; ebbene, il suo video ha fatto ben 26 milioni di visualizzazioni.
Per carità, ci sono artisti trapper molto bravi, però è bene dire che la maggior parte di essi in genere cavalca l’onda dell’ingenuità dei ragazzini (i loro più grandi ascoltatori) e tutto questo permette a loro di poter continuare a fare soldi e fama senza impegnarsi a fare musica di qualità (e questo è un affronto alla musica con la M maiuscola).

I talent

Passiamo ora alle dolenti note dei talent show, qui è bene fare una premessa: diversi esperti stimano che siano stati proprio i talent a rovinare la musica. Cerchiamo di capire meglio il perché, i talent (come X Factor, The Voice e Amici) hanno come scopo quello di fare audience per conseguire dei ricavi.
Inutile dire che tutto questo ha sacrificato la qualità finale del prodotto musicale.
In genere è bene dire che i concorrenti scelti per cantare devono avere un’estensione vocale notevole rispetto al passato, e fino a qui non c’è nulla di male; però va detto che questi talent sacrificano molto l’importanza di altri fattori come per esempio i testi, dato che sono costretti a cantare quasi sempre delle cover.
Per aggiungere la ciliegina sulla torta c’è da riportare un fenomeno molto discutibile: ovvero il fatto che i concorrenti (arrivati ad un certo punto del loro percorso) sono costretti a cantare con artisti molto famosi; fin qui tutto potrebbe apparire come normale, però c’è da fare una considerazione: i concorrenti vengono elevati al di sopra delle loro possibilità (facendoli apparire per un momento come delle star) e tutto questo ha il solo unico scopo di fare audience e non quello di risaltare le abilità di chi canta.

Democratizzazione distorta della musica: tanta quantità ma poca qualità

Affermazione abbastanza esplicativa, procediamo con ordine. Il mercato discografico di un tempo era fatto per i veri artisti (come una sorta di epistocrazia) e tutto questo ha permesso alla musica del passato di mantenere un certo standard qualitativo. Ora ci sono moltissime persone che cantano e fin qui potrebbe sembrare un bene; ciononostante tutto questo ha comportato che la qualità della musica stessa ne risentisse. Non solo la qualità stessa è scesa molto in termini endemici, quello che è bene dire è che ora, anche se tutti cantano, è difficile che gli artisti emergenti sfondino, e tutto questo ha originato un paradosso molto strano: tutti cantano, ma nessuno ascolta poiché gli artisti hanno una fetta di pubblico inferiore rispetto a prima.

Gli artisti sono anche infuencer

Ebbene sì. Ora chi canta ha anche la possibilità di farsi conoscere attraverso le varie piattaforme social (come Instangram, Twitter e Facebook) e fino a qui sembrerebbe non esserci nulla di strano, però la vera novità deve venire. Ora gli artisti (specialmente quelli più famosi) cercano di convogliare il grosso del loro sforzo quotdiano non tanto a scrivere i testi e a cantarli (come succedeva un tempo); ora i cantanti promuovono marchi, stili di vita, vestiti e ogni cosa possa generare un profitto (economico o di immagine). A questo punto vorrei prendere in considerazione un video pubblicato da “Le Iene” dove si mostra che moltissimi ragazzini di 13 e 14 (ma anche più grandi) sono diventati schiavi di un sistema puramente materialista dove purtroppo spendono moltissimi soldi per assomigliare ai loro idoli.

Considerazioni finali

Da quello che abbiamo capito sembrerebbe che il settore della musica italiana sia in una fase alquanto strana.
Anche se YouTube, Spotify ed altre piattaforme hanno contribuito alla promozione di moltissimi cantanti, va detto che molti di questi sono diventati famosi a seguito di strategie di marketing ben architettate per cercare di far più presa nel cuore e nel portafoglio delle persone (specialmente dei ragazzini).
L’aspetto commerciale ha prevalso sulla poesia, testimonianza di un mondo e di una società per la quale l’apparenza e l’iniquità sono divenuti valori imprescindibili a dispetto di sostanza e cultura.

Cosa ne pensi di questo articolo? Diccelo con un commento e non dimenticare di mettere mi piace alle pagine Facebook “L’ Ingrato” e “L Ingrato sul territorio”.

Marco Galletti

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