SALVINI CERCA DI MANIPOLARE L’ELETTORATO

Il CORONAVIRUS smaschera il gaslighting quotidiano di Salvini.
Mettiamo il caso di essere in presenza di uno stalker digitale talmente subdolo da farci pensare che lo stia facendo per il nostro bene.
Una persecuzione quotidiana, come se l’obiettivo finale fosse diventare un nostro familiare.
Ovunque vada si comporta come fosse parte della famiglia in cui si è catapultato in perfetto stile Orwelliano.

Fa di se stesso un’immagine, uno spot, un manifesto di ciò che più familiare è per noi, un motivo di profonda identificazione, che arriva come uno sparo agli occhi, sui muscoli facciali, sulla regolazione elettrica della pelle determinando variazioni della sudorazione su tutto il corpo, nella parte del nostro cervello che controlla le nostre emozioni, accelerando i battiti cardiaci, delle frequenze delle contrazioni e dei battiti al minuto 

ET, FACS, GSR, HR. 

Eye Tracker, Facial coding system, risposta galvanica della pelle, frequenza cardiaca.
Reazioni neuronali ad immagini costruite per stimolare tali aree che poco hanno a che fare con la consapevolezza, ma che determinano il 70% delle nostre scelte relazionali, di comportamento, scelte di acquisto, scelte di voto.
Neuroimaging finalizzato a portare lo spettatore in una familiarità, per sentirsi in una zona di comfort molto simile quella costruita nel tempo con pochi ma sicuri riferimenti.
Il più classico esempio di immagine che “smuove” in profondità è il nome della città in cui si è nati e cresciuti stampata in forma cubitale, come il cartello stradale che annuncia di essere entrati “a casa”, nome più volte portato sulla t-shirt, felpa, sul berretto calato in testa.
Mettiamo che un popolo intero sia coinvolto in un unica grande impresa in cui la posta in gioco sia la vita, di tutti, e tutti possano diventare la causa di morte di ognuno.
Un dramma collettivo che tocca le immagini più recondite e profonde, le affezioni, le emozioni i legami parentali.
Mette in luce ogni giorno, ogni ora, un possibile incontro con il destino. 

E il 90% delle immagini sui media, sui social ed giornali siano studi di medici pieni di appunti, stanze di ospedali, divise di infermieri, dottori con fonendoscopio al collo, sfiniti da turni interminabili, estenuanti, mascherine tolte solo per rilasciare dichiarazioni che possano essere rassicuranti, pur nella declinazione di un dramma collettivo.
Mettiamo di essere in balia di un’epidemia, un’emergenza sanitaria che produce un sentimento di essere tutti su un unica barca in mezzo alla tempesta, un’unica famiglia unita dalla paura della fine imminente.
E altro non si può fare che fissare gli occhi, serrare i muscoli facciali, sentire sulla pelle la paura del futuro, avere il cuore a mille, in attesa di notizie dai nostri unici salvatori.
Medici con il fonendoscopio, infermieri con la mascherina, in particolare quel camice blu indossato dai chirurghi in sala operatoria, tutti in trincea a rischiare il contagio, la vita, per risolvere crisi respiratorie per salvare la vita a tutti noi.
Virologhi che ci parlano con toni rassicuranti, tranquilli, traducendo la scienza in buonsenso, per rilassare gli occhi, la faccia, la pelle, il cuore di tutti noi che blindati in casa, incollati alla tv, sui social, bramiamo trovare una risposta.
Senza neanche più ascoltare, solo a pregare che l’incubo prima o poi finisca.
Mettiamo che lo stalker quotidiano che si trasforma a seconda della situazione familiare in cui si inserisce, questa volta voglia salire sulla barca per tramutare tutte le immagini che ci fanno sbarrare gli occhi, tendere i muscoli facciali, aumentare la sudorazione, accelerare il battito cardiaco, in un unica soluzione, iconicamente.
L’ologramma del dramma e della speranza, della paura collettiva e della richiesta disperata di soluzione.
Portando avanti il suo gaslighting quotidiano. 

Un progetto violento, subdolo, strisciante, di manipolazione familiare, per creare una dipendenza dal Persecutore, come nell’opera teatrale Gas light del 1938, dalla quale prende il nome questa tecnica di manipolazione mentale.
Poi riproposta in Rebecca, la prima moglie di Hitchcock del 1940, e dal film italiano diretto da George Cukor, Angoscia del 1944.
La trama evidenzia il processo manipolativo, tanto sordido, quanto violento. 

Tratta di un marito che cerca di portare la moglie alla pazzia manipolando piccoli elementi dell’ambiente, insistendo che la moglie si sbaglia o si ricorda male quando nota questo cambiamenti.
Gas light, il titolo dell’opera teatrale, deriva dal subdolo affievolimento delle luci a gas da parte del marito.
Cosa che la moglie accuratamente nota ma che il marito insiste essere solo frutto dell’immaginazione di Lei.
Da qui il termine Gaslighting per definire un crudele, subdolo, comportamento manipolatorio.

Uno spostamento impercettibile degli elementi, per convincere il “familiare” che non è una finzione, e di essere sempre di fronte alla stessa realtà, affievolendo le luce della lampada a gas, per confondere e convicere che si è in errore, portando a dubitare di se stessi per credere ciecamente al manipolatore.

Appare così sullo schermo Lui, che mette in una unica immagine tutto,
In una unica aberrante immagine, ruba e utilizza la narrazione iconica di una dramma collettivo per rappresentare, plasticamente, i simboli della speranza di un popolo disperato.
Ma, stavolta meno per meno non fa più, Il risultato è il peggio ed egli ne emerge come quello che è: l’ologramma di un essere disumano. 

Il CORONAVIRUS, con la sua violenta rappresentazione della fatalità e della morte, mette in luce tutto ciò che è mortifero, il nulla, il peggio. 

Come il bambino che disse “il re è nudo”.
L’immagine è talmente eclatante che tradisce fatalmente il manipolatore.

Analizziamo gli elementi raffigurati, ad “arte”:
Mascherina calata come se si fosse appena finito di operare, di lavorare, di salvare il mondo contagiato.
Maglioncino del colore della divisa che si usa prevalentemente in sala chirurgica.
Auricolari messi al posto del fonendoscopio.
Sfondo simile alla sala di un ambulatorio con fogli, appunti appesi alla parete di cui alcuni con cuoricini come per ringraziare il “dottore”.
Toni assertivi, rassicuranti, un buonsenso che tradisce una “apparente” cultura scientifica.
Ed il gioco è fatto. 

Peccato che non si stia trattando di una rappresentazione teatrale, ma del drammatico momento storico di un popolo che si sente un’unica famiglia in mezzo alla tempesta.
E lui, nonostante tutto, si è nuovamente trasformato, per farci credere che è lui la soluzione, e siamo noi ad aver sbagliato a non seguirlo.
Questa volta la manipolazione non è riuscita.
Perché una cosa è certa.
Nessuno sta sentendo il bisogno del ritorno di questo penoso “replicante del peggio”. 

Giovanni Tommasini 

“Oggi si interroga la Stupidità in pubblico, ed essa concede interviste’.

Alberto Arbasino

“Sei così stupido, che quando la tua stupidità ti avrà ucciso, e sarai all’inferno, penserai di essere in paradiso”. 

“. Lo slogan infatti deve essere espressivo, per impressionare e convincere. Ma la sua espressività è mostruosa perché diviene immediatamente stereotipa, e si fissa in una rigidità che è proprio il contrario dell’espressività, che è eternamente cangiante, si offre a un’interpretazione infinita.

“La finta espressività dello slogan è così la punta massima della nuova lingua tecnica che sostituisce la lingua umanistica.
Essa è il simbolo della vita linguistica del futuro, cioè di un mondo inespressivo, senza particolarismi e diversità di culture, perfettamente omologato e acculturato.
Di un mondo che a noi, ultimi depositari di una visione molteplice, magmatica, religiosa e razionale della vita, appare come un mondo di morte.”

Pier Paolo Pasolini 

4 pensieri riguardo “SALVINI CERCA DI MANIPOLARE L’ELETTORATO

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