WELFARE O NEOLIBERISMO? SCONTRO TRA TITANI ALL’OMBRA DEL VIRUS

Coronavirus. Cosa scegliere? Il NOi o l’IO? La Vita o la Morte? La Storia o la fuoriuscita da essa? 

Si stanno delineando due approcci diversi e distanti tra loro nella reazione e nella gestione dell’emergenza sanitaria creata dall’elevata virulenza contagiosa del coronavirus.
Da una parte Cina, Corea, Italia, e il resto dei paesi europei, dall’altra la reazione anglosassone, Stati Uniti e Inghilterra.

Trump, il giorno prima della dichiarazione shock di Boris Johnson, aveva iniziato a tracciare una linea di demarcazione, bloccando tutti i collegamenti, i viaggi dall’Europa e definendo il virus “europeo”; lasciando tuttavia aperta la possibilità di entrare negli Stati Uniti dall’Inghilterra.

Boris Johnson il giorno dopo continua a scavare il solco tracciato dal tycoon nordamericano definendo la politica di gestione dell’epidemia come un disimpegno totale dell’intervento dello stato e lasciando la popolazione in balia del percorso naturale del virus. 
Nessun aiuto di stato, chi avrà le risorse smetterà di lavorare, si chiuderà in casa, per gli altri la via ha un destino inevitabile, e se sei immunodepresso e non hai risorse economiche sufficienti, per Boris é giusto che tu possa correre il rischio di morire.

Due filosofie opposte dettate da una consapevolezza.
Il vaccino non esiste e molti mesi dovranno passare prima della fine della crisi, quindi bisogna affrontare questa emergenza sanitaria con due possibili modalità: stare a casa e avere uno stato che aiuta ad affrontare la pandemia, oppure lasciar che la pandemia segua il suo decorso naturale, mettendo in conto le migliaia di decessi che ne potrebbero conseguire. 

Due approcci diversi che richiamano due politiche economiche opposte, due modi di interpretare il mondo, due modi di valutare quello che conta e quello che è sacrificabile.
Welfare o neoliberismo?.
Lo Stato Sociale Keynesiano  o la deregulation da Reagan e sfociata nel neoliberismo più ortodosso?  il NOI o l’IO, l’essere o l’avere.

Richiamando due visioni diametralmente opposte dell’idea della Vita e della Morte. 

La vita intesa come visione relazionale del nostro essere al mondo, basata sulla reciprocità, sul “Noi” appunto, la morte vista come ‘fuoriuscita’ dalla storia, per tornare allo stato di natura. 

Sentirsi parte di una collettività, o tornare alla dinamica primaria della “vita mea, mors tua”.

Se prendiamo come riferimento il  processo, proposto da Kojève, mediante il quale un animale si trasforma in Homo sapiens per entrare nella Storia, nella lotta mortale per il ‘riconoscimento’, per giungere a costituire un organismo statale in cui tutti i cittadini sono riconosciuti come liberi e uguali, possiamo intendere la portata della sfida a cui gli stati devono rispondere. 

La ‘fuoriuscita’ dalla Storia è vista da Kojève non semplicemente come una ricaduta nella Natura, in quanto l’Uomo post-storico può distinguersi dagli altri animali perché egli è in grado di attribuire valori simbolici al mondo naturale entro cui vive.

E’ quindi una questione puramente simbolica, considerando il suo minimo comune denominatore. 

Il CORONAVIRUS elicita (estrapola, tira fuori N.d.R.) i significati, vere e proprie matrici esistenziali, che le due diverse “filosofie politico-sociali” stanno attribuendo a questa realtà che chiama ad una presa di coscienza dalla quale dipende il destino di intere popolazioni. 

La definizione di NEOLIBERISMO traccia e delinea perfettamente i due mondi possibili, due visioni opposte. 

“Indirizzo di pensiero politico ed economico che, individuando nelle concentrazioni monopolistiche e nell’intervento massiccio dello stato sull’economia le cause primarie delle violazioni alla libera concorrenza, propugna il ripristino dell’effettiva libertà di mercato attraverso una politica di deregolamentazione.”

Dall’altra parte la definizione del Welfare. 

” Sistema sociale che vuole garantire a tutti i cittadini la fruizione dei servizi sociali ritenuti indispensabili”.

Con tutte le possibili varianti e contaminazioni tra i due modelli.

Le risposte stanno arrivando. 

La Cina ne sta uscendo, l’Italia ha riscoperto l’importanza fondamentalmente strategica dell’intervento statale (ultimamente esplicitato “tatticamente”), gli altri stati europei stanno iniziando a percorrere questa strada. 

Una cosa è certa. Usciremo da questa crisi, ma la storia insegna che non sarà l’ultima.
Appare necessario, una volta usciti dall’emergenza, riattivare un dibattito sul significato del “far politica” in senso di prospettiva a lungo termine. 

Anche in questo caso due possibilità. 

Continuare a vivere “tatticamente”, pensare al breve periodo, in una sorta di campagna elettorale perenne, o rientrare nella Storia, e impostare politiche di largo respiro, pensando “strategicamente” affinché le possibilità per l’umanità di progredire ed evolvere aumentino significativamente. 

Perché questo CORONAVIRUS ci sta mostrando drammaticamente che la storia siamo Noi.
Ce ne stavamo dimenticando.
Una dimenticanza dirimente. Non un semplice dettaglio.
Il destino dei nostri figli è la posta in gioco. 

Non un semplice dettaglio. 

“Gli dei di una volta, perso l’incanto e assunte le sembianze di potenze impersonali, escono dai loro sepolcri, aspirano a dominare sulla nostra vita e riprendono la loro lotta eterna.” 

Max Weber 

“La storia è Maestra, ma non ha scolari”. 

Antonio Gramsci 

Giovanni Tommasini 

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