JUNIOR CALLY E LA POLITICA CHE VUOLE NASCONDERE LA POLVERE SOTTO IL TAPPETO

Musicalmente parlando è una emerita schifezza, sopratutto per le nostre orecchie, abituate ad ascoltare Deep Purple, Led Zeppelin, Iron Maiden, Frank Zappa, ecc.
Ma le parole hanno un che di interessante, sembra quasi di leggere il manifesto di una nazione morente di una gioventù che urla il suo sdegno verso un Paese che non li ha mai capiti ne’ ascoltati.

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CARA MUSICA ITALIANA, CHE TI SUCCEDE?

La musica di un tempo era proprio ganza, fino a qualche anno fa, il panorama musicale italiano aveva alla propria vetta artisti di calibro non indifferente. Pensiamo ad artisti come Giorgio Moroder (ormai finito nel dimenticatoio), Lucio Battisti, Rino Gaetano e non dimentichiamoci del maestro, Franco Battiato, giusto per citarne alcuni.
Cosa ne pensi di questo articolo? Diccelo con un commento e non dimenticare di mettere mi piace alle pagine Facebook “L’ Ingrato” e “L Ingrato sul territorio”.

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ODE A KEITH FLINT, CANTANTE DEI “THE PRODIGY”

Il cantante, Keith Flint, uomo assolutamente istrionico e travolgente oggi non è più tra noi, si è tolto la vita a soli 49 anni, chiudendo idealmente quell’epoca della storia della musica che come poche altre ha saputo ridefinire ritmo e caos, asservendoli ad un ideale di ribellione dalle tendenze quasi nichiliste, anarchiche, disilluse.

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STRISCIA LA CAZZATA DELLA NOTIZIA PREZZOLATA

Il jaccuse, perentorio e definitivo arriva dal programma di Antonio Ricci ed accusa il trapper di aver composto un brano con chiari ed evidenti riferimenti al consumo di droga.
Ovviamente le bestie da social si sono scatenate contro di lui e ne hanno macchiato l’immagine, che come sappiamo per un artista è più che importante.
Bestie che ritroviamo costantemente quando pubblichiamo articoli o commenti e che a nostro avviso dovrebbero ritirarsi dietro le mura di Jericho per attendere la loro nemesi.

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NICK CAVE, UN VIAGGIO TRA AMORI PERDUTI, ANGOSCIA E REDENZIONE

C’è molto da dire di Nick Cave, una creatura che sembra uscita dai bassifondi della Parigi dello spleen o forse addirittura da un incubo di Lovecraft.
Quella fisionomia consumata dagli eccessi e dal dolore, quegli occhi tetri e profondi, quella persistente oscurità che lo avvolge.
Tutto concorre ad alimentare quell’allure da poeta maledetto che lo contraddistingue come un fil Rouge che dagli esordi nei primi anni 70 lo ha portato ad essere una delle più influenti icone della musica contemporanea.

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STEVIE RAY VAUGHAN, THE MAN IN BLUES

Parlare di Stevie Ray Vaughan significa prendere in considerazione uno degli ultimi grandi talenti in grado di benedire il panorama musicale mondiale grazie al suo smisurato e naturale talento. Un talento precoce, nato alla tenera età di sette anni quando si avvicinò per la prima volta alla chitarra spinto dall’esempio del fratello maggiore Jimmie ( altro grande virtuoso chitarrista blues). Quello stesso talento si è però spento in maniera altrettanto precoce a causa di un destino beffardo che lo ha consegnato prematuramente alla leggenda in un incidente aereo in una nebbiosa serata di agosto del 1990.

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BOHEMIAN RHAPSODY, THE MOVIE

Bohemian Rhapsody si. Bohemian Rhapsody forse. Bohemian Rhapsody decisamente no. Questa recensione, che mi piace definire più una sorta di “tossico” punto di vista, arriva a ben quattro mesi di distanza dall’uscita nelle sale italiane del film sulla storia dei Queen e di Freddy Mercury. Giusto il tempo per lasciare aperta la finestra sugli infissi della storia per fare arieggiare la stanza dove, finora, si sono susseguiti pareri e sentimenti contrastanti.

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GLI JETHRO TULL E LA MISTICA DEL FLAUTO TRAVERSO

La settimana è iniziata. Vi svegliate per recarvi in ufficio, magari in una fredda giornata piovosa dove avete dimenticato l’ombrello mentre aspettate l’autobus alla fermata, che giunge tardi e pieno fino all’inverosimile. Prima di affrettarvi a scorrere il breviario per dimostare la vostra attitudine per partecipare alle olimpiadi delle imprecazioni, non disperate. La soluzione per migliorare la vostra giornata c’è e si chiama Jethro Tull, una vera e propria scarica di dopamina sonora.

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THE OFFSPRING, PUNK ED ORMONI CARICHI A PALLETTONI

Prendere in mano i primi album dei The Offspring significa fare una lunga passeggiata lungo il viale dei ricordi in un periodo decisamente più spensierato e scevro da responsabilità, caratterizzato da ormoni carichi a pallettoni, un timbro vocale che si fa più grave e dalla discesa delle gonadi comunemente chiamato adolescenza. Benché da quel periodo diversi soggetti soffrano ancora oggi di una forma acuta e tardiva di criptorchidismo sfociata in una grave forma di gentismo, l’ascolto delle maggior parte dei brani della band californiana proietta inevitabilmente indietro nel tempo.

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