L’UMANA TRAGEDIA (La Divina Commedia della Valdicecina)

INFERNO

PREFAZIONE DELL’AUTORE
Essendo un ragazzo umile (ormai più umile che ragazzo) dopo aver messo le mani su un racconto di Dino Buzzati mi sono chiesto perché non confrontarmi direttamente con Dante Alighieri, fiorentino; probabilmente oggi sarebbe un bagnante di quelli che si tuffano dopo aver mangiato e poi finiscono al Pronto Soccorso, come direbbe il sommo Francesco Bottai, quindi perché no?
Ringrazio la professoressa Acerbi del liceo, anche se spero per lei che non legga mai questa mia versione della Divina Commedia perché potrebbe pensare al suicidio.

Se vi garba il Primo Canto condividete.

Canto I

Decisi festeggiare al circolino il mio quarantesimo anno di vita
tornando a casa a piedi mi persi nel sentiero
Poiché alle due di notte la sbronza non aveo ancora smaltita

Non ricordo come ho fatto a entrare in quel bosco nero;
Tant’ero pieno di vino del Pierotti, e del liquore del Morelli
che mi persi proprio al bivio tra il campo sportivo e il cimitero.

Giunsi ai piedi di un grande poggio, forse la riserva di Caselli;
si trovava proprio alla fine della valle che avevo percorso con gran paura
Dietro alla collina brillava il primo sole. L’accompagnava il canto degli uccelli.

Mi tranquillizzai e così: anche se di tornare avevo premura
Decisi di fermarmi, lo stomaco mi faceva male
mi chinai per vomitare. Il vino del Pierotti mai più, neanche sotto tortura!

Ma una volta ripartito, all’inizio della salita, m’apparve un cinghiale.
Grande e grosso; aveva il pelo ispido e nero.
“Pussa via sai!” gridai al selvaggio animale

Egli rimase fermo, immobile; non sembrava nemmen vero,
Non si spostò di un passo, sbarrandomi la strada
così che mi spaventai di nuovo e mi nascosi dietro un pero.

Albeggiava e il sol dorato come i capelli de’ surfisti a Vada
risaliva il ciel con le stelle ch’eran con lui, quando l’Amor Divino
mosse tutte le cose belle, compresi culi che ballavan la Lambada.

La stagione primaverile e le luci del mattino
mi fecero sperare che il cinghiale tornasse tra i pruni con le more
facendo finalmente a me riprendere il cammino

Ma con mio sommo sgomento e stupore
vidi anche la pantera di Micciano, leggenda vuole scappata al circo Orfei
e quasi mi prende un colpo al cuore.

Che bel compleanno di merda! Direi
L’animale venne verso di me, vicino vicino!
Saranno state più o meno le sei.

Arrivò anche una Lupa; magra, acida, puzzava di bottino
Preso dal terrore mi voltai e cominciai a correr pareo pagato
Mi dà l’idea che questa volta ci tiro il calzino!

Mentre fuggivo incontrai l’ombra d’un uomo tarchiato.
“Aiutami ti prego!” gridai “Abbi pietà di me! Che tu sia uomo, leghista o bue
ti offro cappuccino e pezzo dolce, anche se hai già mangiato”

Egli mi rispose “El hombre ya se fue
e li parenti miei furono argentini,
di Buenos Aires ambedue.

Nacqui durante la dittatura, in un clima un po’ pesante.
e vissi a Napoli sotto il buon Ferlaino
al tempo di Careca e Carannante

Vinsi Scudetti e campionato argentino
Coppa Uefa e Mondiali. Fui calciatore
per metà uomo e per metà Divino.

Tu piuttosto, che ci fai nella macchia a queste ore?
Da’ retta torna a casa
Fa freddo, rischi di prendere un raffreddore”

“Allora sei tu il Diego! il mio idolo di bambino
ricordo ancor i gol all’Inghilterra”
risposi a lui vergognandomi come un cretino

“Vedi quella bestia che mi ha fatto tornare indietro?
Mano de Dios; cacciala via, cambia la mia sorte:
da stanotte che son qui non sono riuscito avanzar d’un metro.

“Ti convien passar da un’altra parte.”
risponde il tarchiatello dalla chioma scura
«altrimenti qui trovi la morte

perché quella bestia che ti fa tanto paura
non lascia altrui passar per la sua via,
e uccide chiunque a quest’ora si trova fuori dalle mura.

È di natura malvagia, la peggiore che ci sia
Di giorno grida nelle piazze, si agita, tra fake news e cartelloni
Dice di esser donna e cristiana più della Vergine Maria

Il suo nome è Giorgia Meloni
un ritorno al Medioevo ella vorrebbe
si è alleata con Salvini e Berlusconi.

Solo un cane da caccia affrontarla riuscirebbe
Non si nutrirà di cibo, ma di libri e di scherno
e ricacciarla nelle fogne potrebbe

Ora, visto che non fa il freddo dell’inverno
tu mi seguirai e io sarò la tua guida
e ti porterò dalla Val di Cecina nel Luogo Eterno

dove udirai le disperate grida
vedrai gli spiriti dei leghisti dolenti
ma anche Renzi e qualcuno di Italia Viva

vedrai Grillini che son contenti
del foco, perché credon sia della pizza forno a legna
e quelli del PD che pensano esser tanto intelligenti

E se ancora tu vorrai salire,
troverai Selen, una fia a ciò di me più degna:
con lei ti lascerò nel mio partire;

l’Imperatore che lassù tutto regna,
poiché abusai più volte di cocaina e rispettai poco la legge,
non vuol più vedermi perché di me prova vergogna.”

E io a lui: “Diego, in nome di quel Dio
che in Messico ti prestò la mano (la mano de Dios)
per fuggire dalla lupa e salvare il culo mio

portami laggiù dove dicesti,
sì ch’io veda la porta di san Pietro in Palazzi
e coloro che tu fai cotanto mesti”

Allor si mosse, e io gli andai dietro.

 

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