DISEGNARE IL TORMENTO

Un omaggio, questo, ad un grande poeta, scomparso prematuramente il 13 aprile 2019, lasciandoci un patrimonio poetico tutto da scoprire. L’Ingrato oggi consiglia la raccolta poetica “Stanza N.12” che, pagina dopo pagina, ci accompagna dolcemente all’interno di un mondo amaro che spesso si decide di non voler conoscere, quello del malessere psicologico, dei reparti psichiatrici ospedalieri pubblici e privati, in cui si consumano vite umane, troppo spesso abbandonate e volutamente inascoltate.

Ulisse Casartelli in questa raccolta ha dato nome e forma al suo malessere, “disegnando” il tormento che lo angosciava attraverso la poesia e le parole, durante il suo ricovero prezzo Villa Barruzziana a Bologna, grazie ad una Olivetti Lettera 22 donatagli da uno dei “suoi angeli custodi della famiglia poetica” Massimiliano Sarti. Fogli bianchi che prendevano forme differenti, affisse, nel tentativo di creare un mosaico, lungo il perimetro del suo minuscolo mondo, fatto di un letto, di un comò e di un muro, mentre lottava col suo malessere, a seguito di un esaurimento nervoso, per tornare a vivere. 

Una moltitudine di temi in una piccola grande stanza: il padre e la ricerca di attenzioni, l’angoscia, il conforto con gli amici di reparto, l’approccio del personale sanitario al paziente e, non ultimo, l’amicizia. L’amicizia della sua “famiglia poetica”, costantemente presente in ogni circostanza, pronta davanti alla porta all’inizio dell’orario di visita, per sostenerlo sul ring, forse anche in silenzio, altre volte chiacchierando, altre, ridendo. Un tema che oggi nella cura del paziente psichiatrico viene spesso dimenticata, come anche i pazienti stessi, da specialisti e familiari. Gli indifesi sono creature meravigliose, che hanno tanto da insegnare a chi vanta di essere normale. La cura, oltre al farmaco, ci si dimentica troppo spesso sia racchiusa in quella gabbia toracica fatta di ossa ricoperta di carne, che nel silenzio si ode molto bene, ancor di più al cospetto di un abbraccio, capace di distruggere il peggiore dei nemici. Ulisse Casartelli quell’amore lo percepiva e, ci auguriamo, che come lui, anche tanti altri pazienti tornino a ricevere quella premura.

<<La poesia costituì per me un’autentica forma di autoterapia, senza la quale sarei rimasto a letto senza capire nulla dei significati che attraversavano le mie emozioni>>. Così si espresse il poeta raccontando quei mesi di degenza.

La raccolta si costituisce di tre parti, ciascuna delle quali è rappresentata e introdotta da un disegno o una foto. L’ultima parte vede un’appendice dal titolo “Parole che Curano”: trattasi di poesie dedicategli da parte dei suoi più cari amici, di cui Casartelli cita i nomi all’inizio del libro. Alcuni di questi componimenti sono realizzati a due o tre mani, un “gioco poetico” racconta lui, “per tenerci vivi, danzanti, intorno al fuoco invisibile del Mistero”. Vale la pena di citarne un frammento, una poesia realizzata dal poeta Donato di Poce:

“Il ragazzo che bruciava dentro/ aveva solo un passato da / dimenticare […] / Il ragazzo che bruciava dentro / Seminava l’amore ovunque / Ma lui non lo sapeva / E continuava a cercare l’amore ovunque / E a scrivere poesie d’amore. […] / Ma la sua poesia profumava di futuro / E aveva la pietà scolpita sulla pelle. / Un giorno mi passò accanto e mi sorrise / E capii che aveva dentro un fuoco / d’amore. / Gli sorrisi anch’io / mentre continuavo a bruciare. 

L’ordine delle poesie è cronologico e accompagna il lettore in un crescendo di emozioni dall’entrata di Villa Barruzziana all’uscita. 

<<Non ho cambiato nulla poiché ci tenevo che il mio lettore potesse egli stesso entrare in questa montagna e trovare il suo sentiero>>. Un sentiero, che ognuno di noi dovrebbe perdere e ritrovare almeno una volta nella vita, in barba ad una illusoria normalità che rende l’individuo troppo spesso apatico e svuotato di sé.

Di seguito si riportano alcuni frammenti poetici dell’autore, che invoglino il lettore ad addentrarsi nella fragilità, che è ciò di cui siamo fatti, ossa consunte in cerca di pace.

  1. Ho paura di dirti / che sto bene. / Un fiore / con piccole radici / teme / il vento rauco / di un nuovo / temporale
  1. Qui ognuno è nudo / è là fuori che il mondo impazzisce / dietro giochi di maschere / nascosti da cellulari, foto / ruoli di potere. / Qui ci guardiamo negli occhi / nessuno ha un ruolo da mostrare / e con facce candide / lasciamo i nostri occhi / brillare.
  1. Pace / ti vorrei mia / se non fosse che per averti / mi costringi ad una lotta.

La raccolta “Stanza N.12” è un testo  che vale la pena di custodire nella propria libreria, un libro rispettabile e che cambia il modo di osservare, che non è guardare o vedere, insegna dolcemente, fintanto che la piaga si scopre, a rispettare quella parola detta sottovoce di un essere umano che ha scelto di comunicare qualcosa di diverso e anacronistico: un sentimento, un disagio, il bisogno di amore e di attenzioni, un’attenzione di cui il “prossimo” che è ciascuno di noi,  dovrebbe riappropriarsi. La raccolta è edita dalla casa Pendragon, 2016, ed è disponibile sulle principali piattaforme librarie italiane (Feltrinelli, IBS).

Ulisse Casartelli (1981-2019) è stato un poeta, consuelor, educatore e formatore, con la passione per la tipografia. Si è laureato in Filosofia all’Alma Master di Bologna e successivamente diplomato come Psicoterapeuta Integrativo alla Metanoia Insistute di Londra con un Master of Science. È autore delle raccolte poetiche “La Barca di Ghiaccio”, “Alba”, “Sulle Orme del Nulla”, “Erba Nuda”, “Canzoni Stonate”, “L’immensità della Cenere” e “Stanza N.12”. 

Roberta Bagnulo 

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