TERRA PIATTA VS SCIENZA – INTERVISTA AD UN FISICO TEORICO

La Redazione de L’Ingrato conosce bene la differenza tra libertà di opinione e scienza, per questo motivo ha sempre avuto premura di informarsi prima di divulgare qualunque tipo di informazione e, ove necessario, chiedere sempre il parere di un esperto. Su questa falsariga, la Redazione oggi propone un’intervista inedita e interessante attorno al tema della terra piatta, per scongiurare una volta per tutte alcuni assiomi alla luce della scienza. 

A tal proposito è stato intervistato Fabio Privitera, classe 1978, laureato in Fisica Teorica e successivamente specializzato in Fisica Nucleare presso l’Università degli Studi di Catania. Appassionato allo studio per natura, ha conseguito di recente una seconda laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche presso L’Università degli Studi di Torino a cui seguirà a breve un’ulteriore specializzazione. Esercita da anni la propria professione presso FCA in qualità di consulente informatico ed è da sempre sensibile a fare informazione ponderata, pragmatica e basata su dati certi. 

  1. Partiamo dalle basi: potrebbe spiegare in cosa consistono i modelli geocentrico ed eliocentrico?

Si tratta di due modelli che, nel tempo, si sono alternati per effettuare dei calcoli sul moto degli astri conosciuti, prevedendone così la posizione nel cielo. Nel sistema geocentrico, o Tolemaico, la terra è posta al centro dell’universo e i diversi astri, Sole, Luna, e i pianeti Mercurio, Marte, Giove, Saturno, che erano quelli conosciuti in epoca classica e medievale, nonché le stelle fisse, ruotano attorno alla Terra. Questo sistema, tanto caro alla Chiesa, in quanto permetteva di dare all’uomo una sorta di primato non dava, tuttavia, risultati molto concordi rispetto all’osservazione. Per risolvere l’inconveniente, verso la fine del Basso Medioevo, Nicolò Copernico decise, in base ai propri calcoli, di adottare un modello diverso, quello eliocentrico. Notò infatti che quel modello, nel quale i pianeti, compresa la Terra, ruotavano attorno al Sole, forniva risultati più concordi all’osservazione. Il tutto si complicherà in seguito, in particolare con l’invenzione e il perfezionamento, da parte di Galileo Galilei, del primo cannocchiale. Tramite questo strumento, si cominciarono a scoprire innumerevoli astri, primi tra tutti quattro planetoidi in prossimità di Giove, il cui moto non rispettava il modello Tolemaico. In un primo momento, si cercò di risolvere la cosa introducendo degli “epicicli”, ovvero, dei nuovi moti compiuti dagli altri, tali che dessero solo in apparenza l’idea che si stessero muovendo attorno a Giove (ricordiamoci che nel sistema Geocentrico, tutto deve ruotare attorno alla Terra, non sia mai che ruoti anche attorno ad altri pianeti). Il sistema eliocentrico, invece, funzionava alla grande, anche con l’introduzione dei nuovi astri, e andò, così soppiantando il modello geocentrico.

  1. Secondo i sostenitori della Terra piatta, la Terra è un agglomerato di continenti più l’Artide al centro, circondata ai bordi dal ghiaccio del Polo Sud. Scientificamente è possibile? 

Lo sarebbe se si escludesse la scienza e il contributo dato dai geologi per comprendere l’evoluzione morfologica del nostro pianeta. Mettiamola così: versi una crema calda su un piatto; dov’è più fredda? Ai bordi. Questo sembrerebbe confermare quanto dicono i TTP, se non fosse che al centro la crema è calda, quindi l’Artide, fosse al centro, dovrebbe essere il punto più caldo. La cosa, però, non si ferma qui. La crema poi si raffredda e tende ad assumere la stessa temperatura in ogni sua parte. Questo funziona anche pensando a un piatto in cui ai bordi e la centro si mettano dei cristalli di ghiaccio, alla fine, tutto andrà alla stessa temperatura. In gergo scientifico, si dice che sono in equilibrio termodinamico. Ora, a meno che non ci sia un qualche processo che, sottraendo calore alle calotte, lo porti nei continenti, (ovvero la pompa dei frigoriferi), non è possibile che bordi e centro siano freddi a dispetto dei continenti.

  1. Stando alla TTP, se il nostro pianeta fosse sferico, l’orizzonte dovrebbe perlomeno accennare una lieve curvatura, così come l’acqua; cosa che non avviene. 

Non dovrebbe neanche avvenire che, salendo su un grattacielo o su una montagna, noi siamo in grado di vedere oggetti molto più distanti, rispetto a quando ci troviamo su livello del mare. Se fossimo su una terra piatta, dovremmo vedere fin dove la nostra capacità visiva è in grado di vedere e quindi non oggetti posti oltre una certa distanza. Invece, salendo più in alto, è come se questo limite, l’orizzonte appunto, si sposti in avanti. Ripeto, l’osservatore è lo stesso, cambia l’altezza e, anzi, per la geometria, la distanza dall’oggetto aumenterebbe, eppure vediamo più lontano. Come mai? Forse perché, andando più in alto, abbiamo modo di sbirciare oltre la “curva” dell’orizzonte?

  1. TTP prevede che il disco terreste sia protetto da una cupola, che non può essere superata, all’interno della quale si trovano il Sole e la Luna distanti in altezza 3000 miglia, a loro parere di uguali dimensioni, che scandiscono il giorno e la notte. 

Sarebbe così se il Sole fosse una lampadina di alto wattaggio; ma esso in realtà è una stella, con una temperatura al nucleo di 2.000.000 C° e di 6000 C° sulla superficie, ed è bene che stia lì dov’è, a 150.000.000 di km. Riguardo alla Luna e alla sua distanza dalla Terra, il metodo per il suo calcolo lo si deve a Ipparco di Nicea, vissuto intorno al 200 A.C., (quindi in tempi non sospetti) detto “parallasse”: tale metodo, sfruttato dall’astronomo durante un’eclissi lunare, prevede che si osservi la posizione della Luna, rispetto alle stelle fisse, contemporaneamente da due punti di vista differenti sulla Terra. Attraverso la triangolazione trigonometrica, tenendo in considerazione l’orientazione terrestre, la posizione e l’inclinazione dei due punti, determino una distanza pari a 7680000 Km, che fu adottata da Tolomeo (sì, il medesimo del sistema geocentrico) e anche da Copernico e che rimase per 1400 anni, fino all’avvento di Cassini nel XVII secolo, il quale scoprì, come tutt’oggi sappiamo, che il valore era 20 volte inferiore a quello reale.  Cassini utilizzò lo stesso metodo, semplicemente aveva dati di partenza più precisi.

  1. Parliamo ancora della Luna: secondo TTP, il satellite brillerebbe di luce propria e, ruotando all’interno della cupola, è possibile vederne tutte le facce in base ai vari punti di osservazione. 

Ad oggi abbiamo foto in cui la Luna ci mostra sempre la medesima faccia, e non parlo di quelle NASA, ma di quelle scattate a migliaia ogni giorno, da fotografi posti in ogni parte del globo, persino dal “bordo” dell’Antartide. 

  1. Analizziamo brevemente le leggi fisico-dinamiche secondo cui si muovono gli aerei.

Un aereo vola in quanto l’aria, che è attraversata da esso, grazie alla trazione dell’elica, passa più velocemente sopra le ali e meno sotto. La trazione deve essere costante affinché l’aereo possa mantenersi in quota, altrimenti, come per gli  aeroplanini di carta, una volta che l’attrito dell’aria supera l’impulso datogli dalla nostra mano, cade. Tutto questo, per una legge fisica ben nota, genera una differenza di pressione tra il lato inferiore e quello superiore dell’ala dell’aereo. La forza risultante crea pertanto un “effetto risucchio”, verso l’alto, che – superata l’intensità della forza di gravità – permette all’aereo di volare. È quindi impensabile, come affermano i terrapiattisti, che gli aerei siano lanciati ad aria compressa, se non altro, perché i passeggeri avvertirebbero il contraccolpo dovuto alla pressoché istantanea accelerazione. Fate una prova a mettere un fagiolo sopra un aeroplanino di carta, per capire che fine farebbe un incauto passeggero.

  1. Forza di gravità nel modello sferico e piatto, potrebbe illustrarli?

Per i terrapiattisti la forza di gravità non esiste. Pare affermino che le leggi della densità e del galleggiamento antecedenti a Newton, spiegassero perfettamente la caduta dei gravi. Essi però confondono le leggi con la teoria: una legge fornisce delle relazioni, dice ad esempio che un corpo immerso in un fluido riceve una spinta verticale dal basso verso l’alto, uguale per intensità al peso del fluido spostato; tuttavia non dice perché ciò avviene e, soprattutto, cosa sia questo “peso”. La teoria di Newton, e in seguito quella di Einstein, ci danno delle informazioni in più riguardo questo peso e sulla direzione in cui avviene questa spinta. Perché mai dovrebbe essere dall’altro verso il basso? Questo non ha a che fare, come affermano i terrapiattisti, dalla densità del fluido, bensì dipende da come è distribuito il peso dell’oggetto. Essi affermano anche che non vi siano esperimenti che confermino che oggetti grandi non attraggano oggetti minori, ma lo affermano in rilevanza del fatto che per loro i pianeti non ruotano attorno al sole e, soprattutto, le sonde non usano la cosiddetta “fionda gravitazionale” per le loro missioni. 

  1. La cartina “piatta” e la cartina “tonda”, a cosa servono se la forma è solo una?

Semplice, non siamo tutti marinai o piloti d’aerei. Le carte geografiche nascono proprio per l’utilizzo nella navigazione. Una carta geografica può essere definita come una raffigurazione su un piano di una parte o di tutta la superficie terrestre; la scienza depositaria delle conoscenze e delle tecniche che permettono l’elaborazione di carte geografiche è la cartografia. Il tipo di rappresentazione fornito da una carta geografica ha, tra le sue caratteristiche, quella di essere approssimata. Ciò perché non è possibile trasferire una superficie sferica (come quella terrestre) su un piano senza modificarla; infatti, i punti che costituiscono una superficie sferica, durante il loro trasferimento su un piano subiscono inevitabilmente delle deformazioni, che saranno tanto maggiori quanto più estesa è la porzione di sfera interessata; il grado di approssimazione delle carte geografiche tende perciò ad aumentare con l’estendersi della zona che si vuole raffigurare. Per contenere le deformazioni entro limiti accettabili, si ricorre a tecniche di proiezione geometrica, ragion per cui vi saranno carte più approssimate, la cui curvatura tenderà a zero divenendo piatte, e altre meno approssimate la cui curvatura aumenterà, fino al mappamondo, la cui curvatura rispecchia quella terrestre.

  1. Se dovesse spiegare attraverso un esperimento regolato dalle leggi dinamiche e fisiche a “portata di uomo comune” la sfericità della Terra, quale adopererebbe?

Inviterei l’uomo comune ad andare in spiaggia, magari in Sicilia, lungo la costa Messinese, e di osservare la costa italiana dalla parte opposta o qualcuna delle isole Eolie. Ecco, annoti bene nella sua mente, o faccia delle foto di quello che riesce a vedere. Gli direi, successivamente, di salire sui monti Peloritani, sui Nebrodi o le Madonie, e di osservare nella medesima direzione in cui aveva osservato sulla spiaggia. Se la terra fosse piatta, dovrebbe vedere tanto quanto riusciva a vedere mentre era sulla spiaggia. Invece, pur essendosi allontanato, riuscirà a distinguere più dettagli, proprio perché l’altezza gli ha permesso di scavalcare la “curva” dell’orizzonte.

  1. La NASA e le varie stazioni spaziali internazionali modificano e creano fotomontaggi per offuscare, a parere della TTP, la verità. Come si ottengono le fotografie dei vari pianeti e costellazioni che raffigurano tutto ciò che ad oggi conosciamo? 

Non so quali sistemi usi la NASA. Tuttavia, a realizzare quelle immagini sono gli osservatori astronomici, per lo più indipendenti e sparsi per tutto il pianeta. Per le stelle è un po’ più complicato, poiché occorrono potenti telescopi, ma, con una spesa di qualche migliaio di euro, chiunque può realizzare delle foto abbastanza nitide degli astri elencati sopra, che ne comprovino la sfericità. L’astrofotografia ha una lunga storia, ma il boom è arrivato dopo gli anni ’80, con l’utilizzo dei CCD, considerato attualmente lo strumento di eccellenza per l’astrofotografia. Esso viene utilizzato al fuoco diretto di un telescopio, consentendo di ottenere immagini di altissima qualità. 

  1. Se dovesse lanciare un appello ai lettori della rete, cosa direbbe?

Leggete il saggio di Thomas Samuel Kuhn, “La struttura delle rivoluzioni scientifiche” (1962), e capirete perché la scienza non è serva di alcun potere se non quello di far luce quanto su ancora non è chiaro dell’universo.

Roberta Bagnulo

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