NON TUTTE LE LINGUE SARANNO RICORDATE: LE LINGUE ESTINTE

Sovente con il termine estinzione si fa riferimento ad una specie del regno animale, che a partire da un dato momento non esiste più. Questo vale anche per le lingue: una lingua si dice estinta nel momento in cui non esistono più persone che la parlano.

Non tutte le lingue saranno ricordate, perché alcune di esse sono state tramandate in forma orale nel corso dei secoli e raramente hanno lasciato reperti scritti, questo perché la scrittura giunge molto dopo, e spesso non segue gli sviluppi dell’oralità. Nondimeno, tra le cause della scomparsa delle lingue più recenti è in testa il processo di globalizzazione, che per ragioni di economicità tende ad universalizzare il sistema a più livelli, discriminando altresì quegli idiomi non particolarmente predominanti nel panorama mondiale.  A questo riguardo, diamo uno sguardo in Europa: esistono, oltre alle lingue antiche di nostra conoscenza (latino, greco, etrusco etc), lingue più recenti che sono scomparse? Scopriamolo insieme.

In Europa, stando alle informazioni dell’Atlante delle Lingue in Pericolo nel mondo dell’UNESCO, tra le lingue ad oggi dichiarate estinte, si annoverano:

  • Livone: era una lingua del ceppo uralico (diffuso in Europa Settentrionale) parlata nelle aree costiere della Lettonia. Si dichiara estinta dal 2013, dopo la morte dell’ultima parlante, Kristina Grizelda, alla modica età di 103 anni. 
  • Auregnais (Alderney in inglese): era una lingua romanza parlata nell’omonima Isola, facente parte della manica tra Francia e Regno unito. Si dichiara estinta dagli anni Sessanta del Novecento. L’isola è ad oggi un paradiso fiscale.
  • Slovinzio: era una lingua slava (ceppo al quale appartiene anche il russo) parlata in una Regione antica situata nel Nord della Polonia, chiamata Pomerania, nei pressi della costa del Mar Baltico. Si dichiara estinta dagli inizi del 900’, probabilmente agli esordi della Seconda Guerra Mondiale.
  • Dalmatico: era una lingua romanza parlata nell’omonima Dalmazia e zone limitrofe, nella Croazia Meridionale. Si dichiara estinta dal giugno 1898, dopo la morte dell’ultimo parlante, Antonio Udina.
  • Norn: era una lingua della Germania Settentrionale parlata sin dal XII secolo dai Vichinghi e successivamente in pianta stabile nelle isole sub-artiche della Scozia. È dichiarata estina dal 1850, dopo la morte dell’ultimo parlante, Walter Sutherland.

… e in Italia? La situazione italiana al momento non rileva lingue estinte, bensì idiomi a rischio medio – severo o severo di estinzione, prevalentemente a causa della perdita, da parte delle attuali generazioni e delle generazioni dei nostri genitori, dell’apprendimento di lingue e dialetti lasciando completamente il posto all’italiano standard. Tra questi si annoverano il sardo, il piemontese, il ligure, il veneto, il greco-salentino, il croato del Molise, il Guardiolo (parlato in Provincia di Cosenza), l’Arbëreshe (lingua parlata da una minoranza insediatasi nel quadrato delle Provincie di Avellino, Potenza, Pescara e Foggia) e tanti altri. Inoltre, se non saranno varate delle misure a tutela di queste lingue, probabilmente fra qualche generazione molti dei nostri dialetti scompariranno. Che fare, dunque? A tal proposito, alcune scuole hanno provveduto all’introduzione di un’ora settimanale di dialetto negli istituti primari e secondari, incoraggiando gli studenti a produrre testi poetici, racconti e canzoni in vernacolo, oltre all’interazione in contesti informali.

E la situazione dell’italiano? A parere degli esperti, pessima: Claudio Marazzini, Presidente dell’Accademia della Crusca, stando a quanto riferisce La Stampa, afferma che dal 2050 buona parte del nostro lessico sarà costituito da anglicismi e forestierismi, e che di questo passo, nel 2300 (se non prima), la nostra lingua si estinguerà lasciando posto all’inglese. Probabilmente, tra qualche centinaio di anni, le uniche lingue parlate al mondo saranno poco meno di una decina. Un patrimonio linguistico perduto è sempre un patrimonio culturale perduto.

Roberta Bagnulo

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