ODE A KEITH FLINT, CANTANTE DEI “THE PRODIGY”

Il mondo dell’electro punk in lutto, è morto suicida Keith Flint, il cantante dei “The Prodigy”.

C’è stato un tempo, gli anni 90, in cui la post punk generation con la fluidità che la storia della musica da sempre segue incominciò a sviluppare un genere del tutto particolare, un misto di punk, psichedelia, techno e dance,

Uno dei gruppi che seppero maggiormente cogliere quell’idem sentire furono i “The Prodigy”.

Nei loro brani seppero rispecchiare quei sentimenti di ribellione tipici della rave generation arricchendoli con nuove sonorità ed integrando spunti più moderni ed in linea con l’epoca storica e con l’identità culturale dei giovani del loro periodo.

Il cantante, Keith Flint, uomo assolutamente istrionico e travolgente oggi non è più tra noi, si è tolto la vita a soli 49 anni, chiudendo idealmente quell’epoca della storia della musica che come poche altre ha saputo ridefinire ritmo e caos, asservendoli ad un ideale di ribellione dalle tendenze quasi nichiliste, anarchiche, disilluse.

Erano dei “non musicisti”,  artisti che usavano suoni non come un sopraffino pittore ma come un grezzo imbianchino, grezzo si ma abile, abile ed astuto.
E come un imbianchino producevano quadri per il popolo, un popolo che conoscevano bene ed a cui dedicarono la loro intera vita artistica.
Un popolo che oramai è morto o morente ed a cui Keith Flint idealmente si immola, conscio della fine di un’epoca in cui malgrado il nichilismo e le disillusione, sognare era ancora alla portata di tutti.

 Christian Longatti

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