CALCI IN CULO AI FASCIOLEGHISTI / CHIUDIAMO L’ILVA?

Tutti abbiamo un amico che non perde mai l’occasione per starsene zitto, ed in qualsiasi posto pare ce ne sia uno, anche in politica.
salvini in seguito ai fatti occorsi durante la partita Verona Brescia, dove la curva sud del Verona ha insultato con cori razzisti il popolare calciatore, ha come di consueto dichiarato: “Con 20mila posti di lavoro a rischio, Balotelli è l’ultima delle mie preoccupazioni, l’ultima l’ultima l’ultima”.

Al di la del fatto che non ha nessun senso da un punto di vista filologico paragonare i fatti dell’Ilva con quelli di Balotelli, quello di salvini come sempre rappresenta un precedente molto pericoloso.
A quanto pare infatti per difendere i suoi amici razzisti ed ignoranti minimizza la questione cercando di sviare il discorso come fa sempre portandolo su tematiche di carattere propagandistico.
Troviamo inaccettabile questo genere di discorsi da chi fa politica, comportamenti ignoranti, gretti e beceri come quello commesso dagli ultras veronesi devono sempre essere condannati.
Una condanna che deve arrivare dal cuore stesso delle istituzioni e di chi ne fa parte ed anche da chi per sue strategie politiche ha deciso di abbandonare il carro.
Con una frase come quella di Salvini si rischia di sdoganare un comportamento fascista, infatti suona un po’ come quelle che alcuni genitori dicono a proposito dei figli troppo maleducati: “sono solo ragazzi…”
Parliamo ora del problema Ilva, inutile questionare sugli operai da licenziare.
L’Ilva non rende, è un carrozzone prebellico salvato più volte dallo stato e dalle banche italiane che sta subendo l’ennesimo tracollo a causa della scarsa competitività e dal crollo dei prezzi dell’acciaio.
L’Ilva va chiusa? da un punto di vista economico si, ma da un punto di vista strategico non è auspicabile.
E’ infatti una delle più grandi acciaierie europee ed in un’ottica funzionale agli interessi ed al prestigio del blocco europeo deve essere sanata.
Il costo infatti di questo ennesimo salvataggio sarebbe inferiore a quello che l’Europa subirebbe nel dover importare i semilavorati che l’Ilva produce.
E’ anche vero che la logica ci spinge a dire che di una amministrazione che ha dato più volte prova della sua inaffidabilità non ci si dovrebbe fidare.
La ricollocazione degli operai nelle acciaierie maggiormente competitive e produttive dislocate attorno al bacino della Ruhr, che a fronte di imponenti investimenti hanno saputo mantenere la leadership a livello globale e che con una ulteriore capitalizzazione diverrebbero ancora più performanti sarebbe una strada pratica e funzionale, consentendo un notevole risparmio a tutte le parti in causa.

La malsana abitudine sovranità di concepire il territorio italiano come se fosse ancora uno stato di diritto ci fa sorridere, il prezzo per la loro campagna elettorale si potrebbe ripercuotere su tutti noi, con buona pace di chi ancora crede nelle idiozie di questi folli menzogneri.

Christian Longatti

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