QUANDO L’ALBERGO ERA PIO: GLI ANZIANI NEL DIVISIONISMO DI ANGELO MORBELLI

Tra le tante storie particolari che la pandemia consegnerà alla Storia c’è anche quella triste e crudele degli anziani ospiti contagiati, per non dire sacrificati, del Pio Albergo Trivulzio di Milano.
L’albergo fu aperto nel gennaio del 1771 per volontà del principe e filantropo Antonio Tolomeo Trivulzio che nel testamento aveva destinato la sua residenza milanese, adeguatamente ristrutturata, proprio al ricovero di quanti fossero “impotenti per età, per difetto corporale ed infermità, e questi dell’uno e dell’altro sesso […]”. 

Ma il Pio Albergo Trivulzio occupa un posto importante anche nella storia della pittura italiana tra 800 e 900 essendo stato scelto come luogo di studio e di lavoro dal pittore Angelo Morbelli esponente, insieme a Segantini, Pellizza da Volpedo, Previati e altri, del Divisionismo: movimento che indaga la possibilità di rappresentare la luce diurna attraverso la tecnica delle pennellate di colore puro applicato direttamente sulla tela. Se ne ottiene un effetto di luminosità diffusa e piena che circonda figure e inonda spazi, aggiungendo all’indagine della realtà un pizzico di Simbolismo. Siamo nell’ambito delle correnti post impressioniste, ma i soggetti scelti da questi pittori non sono gli ambienti mondani e cittadini quanto piuttosto realtà contadine o sottoproletarie e, come nel caso di Morbelli, gli anziani di una struttura caritatevole di Milano. A partire dal 1881 e per tutto il resto della sua vita, gli spazi e gli ospiti del luogo pio furono studiati e dipinti da Morbelli che tra il 1902 ed il 1903 allestisce addirittura un atelier dentro il ricovero. In quegli anni egli sta lavorando al Poema della vecchiaia: un ciclo di sei tele da proporre alla V Biennale di Venezia con protagonisti esclusivamente gli anziani del pio albergo: una meditazione sulla sofferenza, sulla vecchiaia e sulla morte che egli rende attraverso tele in cui a parlare è spesso lo spazio. Quello affollato del refettorio femminile con le ospiti coperte da identici scialli rossi o quello modesto e quasi impercettibile della sedia vuota in mezzo a tante anziane intente a pregare o sferruzzare e ancora quello enorme e freddo del parlatorio a Natale con pochi ospiti assopiti sulle panche vuote. Si respira nelle tele del Morbelli un desiderio di dare dignità anche a chi, per raggiunti limiti di età, sembra non essere più adatto alla società. 

Tema sempre di scottante attualità, a quanto pare. 

Teresa Scarpa 

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