SALVINI, UOMO PERSO E POLITICO SCONFITTO

In seguito all’incredibile sforzo, all’immane fatica, necessaria all’ analisi dell’ultimo discorso farneticante del felpato, postato sulla sua pagina Facebook, è necessario raccogliersi in profonda riflessione.
Si capisce già dalle sue prime parole la mala situazione in cui versa la pseudoalleanza grulloleighista, si inizia con una volgare invettiva contro la stampa, contro l’Europa, contro le banche, contro i partiti avversari, contro tutti coloro che si permettono di poter pensare in modo differente dal suo.
Sostiene d’esser uomo di parola, ma di quali parole? Quelle che lo vedevano giovane comunista padano per poi passare ad ideali nazionalisti.
Sproloquiava sulla Padania e sulla indipendenza per poi abiurare ogni ideale a favore di voti ed alleanza discutibili.
Si elevava al di sopra d’ogni alleanza per poi cedere alle tentazioni della poltrona mendicando con ogni potente un posticino di rilievo per se e per i suoi sodali.
Garantiva d’essere chiave di volta della fazione del centrodestra, salvo poi svendersi ai grillini.
Ecco di che parole è fatto matteo salvini, uomo che imbonisce con parole vuote un pubblico di illusi che non vogliono rendersi conto dell’ambiguità strutturale che, nei fatti, egli dimostra.
Noi giornalisti siamo rei di proporre un punto di vista democratico, un’idea che va’ oltre i suoi discorsi ed il suo elettorato che, va’ detto, rappresenta il 12% degli aventi diritto, considerato che l’afflusso alle urne fu del 72%.
Definiamo quindi l’idea della maggioranza, e come tale matteo dovrebbe avere il buon senso d’ascoltarla, fingendo per una volta di comprendere che il termine democrazia rappresenta nella sua sacralità l’ideale che difende proprio quelle persone e quegli ideali che lui odia tanto.
se nei fatti egli rappresenta incompetenza, oggi si assiste se possibile all’evidenziazione d’un comportamento ancora più temibile e pericoloso.
La sua lotta per il potere ha raggiunto un tale livello di aggressività che lo stato stesso rischia di pagarne il fio.
Il procrastinare le elezioni, cercando di trattenere un testimone che non gli appartiene, ci rende vittime d’un carnefice incravattato, pronto a tutto pur di ottenere quel ruolo di potere per cui ha sempre lottato e che probabilmente mai otterrà.
Se dovesse raggiungere l’agognata poltrona, state certi, egli per sempre, al pari di antichi e vetusti esempi di mala politica, si tratterrà anche agonizzante tra le mura di palazzo, come un assetato vampiro pronto a dissanguarci anche delle nostre più intime speranze.

Christian Longatti
Andrea Gunetti

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