L’ASSURDA BUROCRAZIA DEL COMUNE DI MILANO

L’appuntamento me l’hanno fissato un mese dopo la scadenza della mia Carta d’identità che il 31 Luglio faceva segnare il suo Big ben.
Appuntamento dunque per il 31 Agosto.
Per fissare l’incontro ho dovuto comporre lo 020202.
Ho aspettato circa un quarto d’ora, per riuscire a parlare con l’addetta del Call center del Comune di Milano, e poi ho fissato l’incontro.
Ore 11.30, Via Larga, con un codice identificativo per l’operazione.
Dieci anni fa era bastato, pochi giorni prima della scadenza della carta, andare presso l’anagrafe del Comune sotto casa, in Via Padova, portare due foto e 11 euro se la memoria non mi tradisce.
Un quarto d’ora di fila, gli uffici accoglievano un numero di richieste per l’anagrafe molto più contenuto, e dopo solo 900 secondi uscivo da lì con la mia fiammante carta d’identità nuova.
Cartacea, non elettronica. Ma pur sempre una carta d’identità
Vediamo invece com’è andata il 31 Agosto 2018, dieci anni dopo.
Intanto mi viene comunicato che posso esprimere se voglio l’assenso alla donazione degli organi. Devo essere sincero: in una condizione di casino come quella di Via Larga dove in data odierna una simpatica signora di origini brasiliane ha strillato per mezz’ora allo sportello, accompagnata dal brusio di almeno altre cento persone, non m’è parso il luogo e il momento migliore per pormi il quesito etico se sia giusto o no donare gli organi per un espianto.
Posto che da tempo si discute se questo debba avvenire in condizioni di morte cerebrale oppure no, e detto anche che la condizione di morte cerebrale, secondo quanto ho letto, non sempre giustificherebbe un espianto.
Ad ogni modo: sono andato a rifare la carta d’identità non un corso di filosofia morale.
Secondo step: con disappunto mi viene comunicato che il pagamento per l’operazione è di Euro 22.
In dieci anni la cifra è radoppiata.
Come passa veloce il tempo quando devi pagare.
E come si fanno alti i costi, malgrado la bassa inflazione.
Non ho memoria che la busta paga media di un italiano sia raddoppiata in dieci anni andando ogni anno a prendere il 10% in più di quello che prendeva l’anno prima.
Con tre milioni di lire al mese, nel 2002, vivevi bene, potevi consentirti anche di pagarti il mutuo, una vacanza e magari di risparmiare qualcosa.
Oggi con 1500 euro in due si sopravvive, se ci sono dei figli, sei sotto la soglia di povertà.
Terzo step: la carta d’identità è diventata elettronica.
Te la danno subito? No.
Dopo averti fatto fare il ballo del dito, su un indicatore elettronico per il riconoscimento delle tue impronte, ti viene comunicato che la carta potrai ritirarla dopo l’11 di settembre.
E quindi? E quindi starò in giro senza carta d’identità.
Per almeno dieci – quindici giorni.
Alzo lo sguardo e leggo un comunicato ufficiale del Comune di Milano: “il servizio delle carte elettroniche d’identità è rallentato per problemi tecnici dipendenti dal Ministero dell’Interno”.
Così mi passano per la testa due pensieri. Il primo: ma come, scusa, da più parti si è sostenuto (appoggiati dagli immancabili giornali per cui se una violenza contro una donna la fa un poliziotto o un bianco è una fatto casuale mentre se lo fa un extracomunitario è la conseguenza del fatto che facciamo sbarcare troppi clandestini e di colore) che tra coloro che sbarcano possono esserci dei terroristi.
Assunto che un terrorista difficilmente prenderebbe un mezzo per arrivare in Italia a mettere una bomba sapendo che potrebbe affogare, ma volendo dare per buona questa teoria, non si capisce perché lasciamo consapevolmente per dieci e più giorni, gli stranieri senza documenti.
Anche perché potrebbero anche non averne altri.
Se sbarchi a Lampedusa dopo aver camminato per mesi nel deserto è possibile che tu abbia perso i tuoi documenti o non li abbia mai avuti se scappi da situazioni di precarietà economica o dalla guerra.
Per cui se la vulgata comune dice che un foreign fighters o un terrorista, sbarca prima a Lampedusa e poi a Milano e, dovendo fare un documento, perseveri nel lasciarlo senza, forse non stai facendo una cosa utile alla comunità.
Anche perché, e arriviamo così al terzo step, il Ministero dell’Interno è lento nella consegna per problemi tecnici.
E qui mi viene da dire: ma com’è possibile che Salvini è in tutte le tv, in tutte le feste della Lega, al mare, in questi giorni anche al Festival del Cinema di Venezia con la Isoardi, mentre al Viminale per avere una carta d’identità, che dieci anni fa avevi in tempo reale e spendendo la metà di oggi, c’impiegano una vita? Non sarebbe meglio se lavorasse per rendere più veloci le procedure, stando al Ministero? E quindi: possibile mai che il Pd e una maggioranza di centrosinistra di Milano, diventata una sorte di roccaforte tipo accampamento Apache, prima di venire disarcionato, non trovi niente di meglio da fare che rendere una cosa semplice, una cosa sempre più complicata? Anche perché la consegna della Carta dovrebbe essere fatta con raccomandata con ricevuta di ritorno: step numero quattro.
Solo che la carta se ti arriva con raccomandata ti viene consegnata dal postino.
Il quale in genere arriva alle 9.30 – 10.00 del mattino.
E a quell’ora mediamente uno è già in ufficio.
Potrebbe lasciarla in portineria.
Solo che non tutti gli edifici hanno la portineria.
Così nella buca della posta ti lasciano una ricevuta.
Con data e orari per ritirarla in Posta.
Puoi andarci il giorno stesso magari dopo le 18? No.
Ci puoi andare dopo due giorni in orari d’ufficio.
Che sono i tuoi stessi orari d’ufficio.
Così allora ci vai il sabato mattina o la sera se il tuo ufficio postale resta aperto fino alle 19.
Ricapitoliamo.
Dieci anni fa a Milano, giunta di centrodestra, fare una carta d’identità era un gioco da ragazzi.
Adesso invece, giunta di centrosinistra, è diventata un rebus, con la discriminante della burocrazia, per cui la carta d’identità è diventata una faccenda probabilistica.
In più ti chiedono più soldi per darti meno efficienza.
A Milano situazione già vista con il biglietto della metropolitana.
Nel volgere di due legislature è raddoppiato: da 1 euro è prossimo l’avvento dei due euro a biglietto.
Ad onor del vero: risse a parte e portoghesi permettendo, che se ne vanno in giro a sbafo saltando i tornelli, c’è da dire che il servizio funziona bene.
Almeno il Pd non ha ancora trovato il modo per litigare pure su quello, dividersi, paralizzare tutto.
Anche se la proposta di aumentare il ticket invece è puntualmente partita.
Uscito da questo infernale ginepraio della burocrazia che tutti dicono di non volere e invece ritorna sempre, mi affaccio su Piazza Duomo e vedo lo scempio di una macchina di formula uno che deturpa il Primo piano della terrazza del Duomo, proprio accanto alla Galleria.
Uno stupro alla bellezza di Milano e ad una delle sue più belle visuali.


Posso chiedere al sindaco se è proprio necessario concedere che la bellezza sia violata da una tale sconcezza? Beppe Sala, siccome il gatto è mancato per ferie, i topi ballano? Oppure è una strategia? Perché la carta d’identità mi sa che la sta perdendo Milano.
Quando poi vincessero 5 Stelle e Lega alla prossima tornata elettorale, non dica che il Pd dovrà interrogarsi sulle ragioni della sconfitta.
Gliele ho appena illustrate.

Max Rigano

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